lunedì 20 luglio 2020

Il segreto dei "centri" nella musica vocale verdiana (Guasco-De Negri)


IL SEGRETO DEI "CENTRI"

Fra gli allievi di Carlo Guasco vi fu anche Giovanni Battista De Negri, nato ad Alessandria, che nel 1850 a vent'anni d'età apprende i segreti del canto dal celebre tenore di Solero ed anche dal soprano Luigia Abbadia che aveva aperto una rinomata scuola di canto a Milano.
Giorgio Appolonia scrive nel suo libro "Carlo Guasco un tenore per Verdi": «Guasco ha lavorato con lui il settore centrale della voce necessario per affrontare con agio intense pagine dell'Otello di Verdi, come il duetto del primo atto con Desdemona.»
Come ricorda Celletti, nel suo libro "Voce di tenore": «nella lettera con la quale Verdi metteva a confronto i due tenori, si dice che De Negri doveva concedere tanti bis quanti ne concedeva Tamagno. Per di più Verdi si lasciava sfuggire dalla penna un apprezzamento forse mai usato per alcun altro cantante. Afferma infatti che De Negri eseguiva "divinamente" il duetto del I atto con Desdemona "Già nella notte densa". Il fatto è che, contrariamente al mito caro ai loggioni, l'Otello non è la saga degli acuti, ma un opera dalla tessitura prevalentemente centrale. Ebbene, De Negri aveva dei centri definiti "stupendi" da vari critici. Superava inoltre Tamagno come eloquenza d'accento, fraseggio sfumato, concezione drammatico-musicale. Queste qualità ebbero rilievo anche nel Tannhäuser. De Negri trovava in quest'opera anche la dolcezza di cui, secondo Wagner, non era capace Tichatscheck.»


Interessante quanto riportato nella "Gazzetta Musicale di Milano" del 23 novembre 1884 - sez. "Teatri - Alessandria (Piemonte)", nella rappresentazione dell'opera "Simon Boccanegra" di Verdi :

«Il nostro concittadino, il tenore De Negri (Gabriele Adorno), l'attrattiva della serata, ha splendidamente confermato la bella fama da cui era preceduto, ottenendo, senza iperbole, un vero trionfo.
Erano molti anni che non avevamo udito un tenore così delizioso. Dopo la breve ma bell'aria: Cielo di stelle orbato, venne salutato da lunghi applausi, che diventarono veramente entusiastici alla fine del duetto col soprano, dopo quello col basso, alla sua romanza, al gran finale primo, ed al terzetto di difficilissima tessitura.
Il De Negri, che ci è concesso finalmente di spassionatamente giudicare, oltre al possedere un bellissimo metodo di canto ed una perfetta conoscenza di scena, ha una magnifica voce di vero tenore drammatico, limpida, calda, estesa, potente e di timbro simpaticissimo: tutto questo fa di lui un artista di vaglia destinato a calcare i più grandi teatri.
Il celebre tenore Guasco, ora defunto, da noi più volte interpellato sul conto del De Negri, ci rispondeva: "la stoffa c'è, se studierà mi rimpiazzerà degnamente"; e non si è sbagliato.
Il De Negri ha dimostrato chiaramente domenica sera, che nulla ha tralasciato per riuscire un artista di prim'ordine.»

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