L'INCOMPARABILE BASSO LABLACHE - DALLA PERFETTA "MESSA DI VOCE" - SCELTO DA VERDI PER I SUOI "MASNADIERI" :
«La voce di Lablache non oltrepassa l'estensione normale delle voci di basso dal "sol" al "mi". Se ne eccettui le due note estreme, vale a dire la più profonda e la più alta, le sue voci suonano tutte egualmente colla stessa metallica intensità, sono robuste per forza di naturale vibrazione, e non per isforzo di gola. Il suono si sprigiona dal suo petto colla stessa facilità con cui uscirebbe da una grossa canna di organo: una intuonazione perfetta, una messa di voce sempre certa e viva, un'accentuazione musicale piena di gusto, una franchezza imperturbabile nell'esecuzione, l'unione perfetta della capacità di cantante a quella di attore, ecco i meriti principali di Lablache. Nell'eseguire è sempre sì pronto, e soddisfa in tal modo l'orecchio, e la sua mimica, i suoi lazzi comici riempiono con tanto spirito gl'intervalli di silenzio, che fa spesso meraviglia come siasi udita un'aria di basso, disadorna di tutti i fiori, e di tutti i prestigii del canto col piacere medesimo con cui sentirebbesi una "cavatina" patetica, leggiera,e brillante eseguita dal tenore o dal soprano più rinomati.
Lablache non è veramente superiore che nell'opera buffa, ma questa immensa sua superiorità nel genere comico non gli toglie di essere ammirabile, ed anche sublime quando rappresenta la gran scena di Assur nella "Semiramide". L'alta e maestosa sua presenza, la bella, nobile, imponente ed espressiva fisonomia diedero al padre di Desdemona un'importanza drammatica non mai sospettata prima che Lablache accettasse questa parte secondaria; lo stesso si può dire di quella di Mosè. La parte di Maometto lo collocò tra i primi attori tragici. Ma nell'opera buffa questo attore, questo cantante unisce in sè tutti gli elementi necessari a costituire un perfetto basso comico; egli è il modello, il tipo del genere, e chi non vide Lablache non può formarsi un'idea della perfezione cui può alzarsi la commedia cantata, l'opera buffa italiana.»
Così viene descritta l'arte di Lablache nel 1838, in "ICONOGRAFIA MUSICALE, ovvero Ritratti e Biografie di varj dei più celebrati Maestri, Professori e Cantanti moderni", e ancora nove anni più tardi su "The Illustrated London News" del 5 giugno 1847 si legge : "On Saturday night, Donizetti's sprightly comic opera “L’Elisir d'Amore," was presented with the best effect possible. The veteran Lablache was in full force; his gigantic 'Pirouettes' were received with shouts of laughter."
Questo fu il tipo straordinario di cantante che Verdi nel medesimo anno, e cioè quando Lablache aveva circa 50 anni, ricercò per i suoi "Masnadieri", rappresentati per la prima volta all'Her Majesty's Theatre di Londra il 22 luglio 1847, e rimase addirittura entusiasta della sua voce e della sua scena.
Nuovamente su "The Illustrated London News" del 31 luglio 1847 si legge : "Lablache as the old Bohemian noble, is splendid, as he always is; both from his majestic appearance, his glorious voice, and his noble pathetic acting."
Lablache interpretò la parte del vecchio conte Massimiliano Moor (curiosità: nel 1836 Lablache era stato tra i primi interpreti dei "Briganti" di Mercadante, sul medesimo soggetto dei "Masnadieri" di Verdi). Per molti anni Verdi pensò a lui come ideale re Lear, progetto mai realizzato. Nel 1850 il compositore di Busseto lo rimpiangeva così: "I cantanti che sanno farsi gli esiti per loro stessi […] la Malibran, i Rubini, Lablache etc. etc. non esistono più" (lettera di Verdi a F.M. Piave, 8 maggio 1850)
Malgrado l'opinione contraria di alcuni biografi, l'opera "I masnadieri" fu assai bene accolta. Serva di prova la narrazione mandata il giorno dopo da Emanuele Muzio ad Antonio Barezzi:
Londra, 23 luglio 1847 -
"L'opera ha fatto furore. Dal preludio all'ultimo finale non furono che applausi, che evviva, che chiamate e ripetizioni. Il Maestro stesso dirigeva l'orchestra assiso sopra uno scanno più alto, e con la sua verga in mano. Appena comparve nell'orchestra fu un applauso che durò un quarto d'ora. Non avevano ancora finito di applaudire che arrivò la Regina, il Principe Alberto suo consorte, la Regina Madre e il Duca di Cambridge, zio della Regina, il Principe di Galles, figlio della Regina e tutta la famiglia reale ed una infinità di Lord e Duchi che non finiva più. (...)
Il Maestro fu festeggiato, chiamato nel palco, solo e con gli attori, gli furono gettati dei fiori, e non si udiva altro che : evviva Verdi ! "bietifol".....
L'esecuzione fu buona; l'orchestra meravigliosa: non poteva essere che così dirigendola Verdi. I cantanti fecero tutti bene, ma avevano una gran agitazione. La Lind e Gardoni non avevano mai cantato opere nuove ed era la prima volta che ciò loro succedeva. Lablache fu meraviglioso e Coletti pure. Il Maestro è rimasto assai contento (...)
I giornali, il "Times", il "Morning Post", il "Morning Cronichle", ecc., dicono assai bene e della musica ed anche del libro che piacque anch'esso."
["The opera aroused a furore. From the overture to the finale there was nothing but applause, recalls and encores. As soon as Verdi appeared in the orchestra pit, applause broke out and continued for a quarter of an hour. Before it had finished, the Queen and Prince Albert, the Queen Mother and the Duke of Cambridge, uncle of the Queen, the Prince of Wales, son of the Queen, and all the royal family and a countless number of lords and dukes arrived. The Maestro himself conducted, seated on a chair higher than the others, baton in hand. (...) At the end the Maestro was cheered and called on the stage, alone, and then with the other singers, flowers were thrown to him, and nothing was heard but 'VIVA VERDI'."]
«La voce di Lablache non oltrepassa l'estensione normale delle voci di basso dal "sol" al "mi". Se ne eccettui le due note estreme, vale a dire la più profonda e la più alta, le sue voci suonano tutte egualmente colla stessa metallica intensità, sono robuste per forza di naturale vibrazione, e non per isforzo di gola. Il suono si sprigiona dal suo petto colla stessa facilità con cui uscirebbe da una grossa canna di organo: una intuonazione perfetta, una messa di voce sempre certa e viva, un'accentuazione musicale piena di gusto, una franchezza imperturbabile nell'esecuzione, l'unione perfetta della capacità di cantante a quella di attore, ecco i meriti principali di Lablache. Nell'eseguire è sempre sì pronto, e soddisfa in tal modo l'orecchio, e la sua mimica, i suoi lazzi comici riempiono con tanto spirito gl'intervalli di silenzio, che fa spesso meraviglia come siasi udita un'aria di basso, disadorna di tutti i fiori, e di tutti i prestigii del canto col piacere medesimo con cui sentirebbesi una "cavatina" patetica, leggiera,e brillante eseguita dal tenore o dal soprano più rinomati.
Lablache non è veramente superiore che nell'opera buffa, ma questa immensa sua superiorità nel genere comico non gli toglie di essere ammirabile, ed anche sublime quando rappresenta la gran scena di Assur nella "Semiramide". L'alta e maestosa sua presenza, la bella, nobile, imponente ed espressiva fisonomia diedero al padre di Desdemona un'importanza drammatica non mai sospettata prima che Lablache accettasse questa parte secondaria; lo stesso si può dire di quella di Mosè. La parte di Maometto lo collocò tra i primi attori tragici. Ma nell'opera buffa questo attore, questo cantante unisce in sè tutti gli elementi necessari a costituire un perfetto basso comico; egli è il modello, il tipo del genere, e chi non vide Lablache non può formarsi un'idea della perfezione cui può alzarsi la commedia cantata, l'opera buffa italiana.»
Così viene descritta l'arte di Lablache nel 1838, in "ICONOGRAFIA MUSICALE, ovvero Ritratti e Biografie di varj dei più celebrati Maestri, Professori e Cantanti moderni", e ancora nove anni più tardi su "The Illustrated London News" del 5 giugno 1847 si legge : "On Saturday night, Donizetti's sprightly comic opera “L’Elisir d'Amore," was presented with the best effect possible. The veteran Lablache was in full force; his gigantic 'Pirouettes' were received with shouts of laughter."
Questo fu il tipo straordinario di cantante che Verdi nel medesimo anno, e cioè quando Lablache aveva circa 50 anni, ricercò per i suoi "Masnadieri", rappresentati per la prima volta all'Her Majesty's Theatre di Londra il 22 luglio 1847, e rimase addirittura entusiasta della sua voce e della sua scena.
Nuovamente su "The Illustrated London News" del 31 luglio 1847 si legge : "Lablache as the old Bohemian noble, is splendid, as he always is; both from his majestic appearance, his glorious voice, and his noble pathetic acting."
Lablache interpretò la parte del vecchio conte Massimiliano Moor (curiosità: nel 1836 Lablache era stato tra i primi interpreti dei "Briganti" di Mercadante, sul medesimo soggetto dei "Masnadieri" di Verdi). Per molti anni Verdi pensò a lui come ideale re Lear, progetto mai realizzato. Nel 1850 il compositore di Busseto lo rimpiangeva così: "I cantanti che sanno farsi gli esiti per loro stessi […] la Malibran, i Rubini, Lablache etc. etc. non esistono più" (lettera di Verdi a F.M. Piave, 8 maggio 1850)
Malgrado l'opinione contraria di alcuni biografi, l'opera "I masnadieri" fu assai bene accolta. Serva di prova la narrazione mandata il giorno dopo da Emanuele Muzio ad Antonio Barezzi:
Londra, 23 luglio 1847 -
"L'opera ha fatto furore. Dal preludio all'ultimo finale non furono che applausi, che evviva, che chiamate e ripetizioni. Il Maestro stesso dirigeva l'orchestra assiso sopra uno scanno più alto, e con la sua verga in mano. Appena comparve nell'orchestra fu un applauso che durò un quarto d'ora. Non avevano ancora finito di applaudire che arrivò la Regina, il Principe Alberto suo consorte, la Regina Madre e il Duca di Cambridge, zio della Regina, il Principe di Galles, figlio della Regina e tutta la famiglia reale ed una infinità di Lord e Duchi che non finiva più. (...)
Il Maestro fu festeggiato, chiamato nel palco, solo e con gli attori, gli furono gettati dei fiori, e non si udiva altro che : evviva Verdi ! "bietifol".....
L'esecuzione fu buona; l'orchestra meravigliosa: non poteva essere che così dirigendola Verdi. I cantanti fecero tutti bene, ma avevano una gran agitazione. La Lind e Gardoni non avevano mai cantato opere nuove ed era la prima volta che ciò loro succedeva. Lablache fu meraviglioso e Coletti pure. Il Maestro è rimasto assai contento (...)
I giornali, il "Times", il "Morning Post", il "Morning Cronichle", ecc., dicono assai bene e della musica ed anche del libro che piacque anch'esso."
["The opera aroused a furore. From the overture to the finale there was nothing but applause, recalls and encores. As soon as Verdi appeared in the orchestra pit, applause broke out and continued for a quarter of an hour. Before it had finished, the Queen and Prince Albert, the Queen Mother and the Duke of Cambridge, uncle of the Queen, the Prince of Wales, son of the Queen, and all the royal family and a countless number of lords and dukes arrived. The Maestro himself conducted, seated on a chair higher than the others, baton in hand. (...) At the end the Maestro was cheered and called on the stage, alone, and then with the other singers, flowers were thrown to him, and nothing was heard but 'VIVA VERDI'."]
Nessun commento:
Posta un commento