Dell'emissione vocalica e delle strategie di studio nell'arte del canto, secondo la Stoltz, Leone Giraldoni e Vittorio Carpi (allievo di Giovanni Corsi) :
DELL'IMPOSTAZIONE DELLA VOCE E DELLA CONTEMPORANEA FUSIONE DEI REGISTRI:
Per riescire ad impostare correttamente i suoni senza affaticare l'organo vocale, il maestro (...) dovrebbe abolire la vocale A e far usare invece la vocale O in tutti quanti gli esercizi e vocalizzi, prima e per qualche tempo, chiusa come nella parola "ore", poi aperta come nella parola "oro", quando lo studente si sarà formata una voce eguale e ben unita nei così detti "registri". (...)
La celebre Stoltz che è contraria all'uso della vocale A nell'educazione vocale, dissemi che se le avessero impostata la voce colla vocale O, non sarebbe stata obbligata man mano a cantare di petto sino al LA secondo spazio. Questa è la ragione che privò il pubblico del piacere di ammirarla sulle scene ben più lungamente. (...)
Quando la voce sarà discretamente formata colla vocale O ed avrà acquistata la dovuta estensione, sarà utile far studiare i vocalizzi su tutte le vocali, insegnando coll'esempio a modificarle sulla base del suono che si ricava dalla vocale O, mantenendo perciò il più possibile la bocca in forma ovale. [N.B.]
Per riescire ad ottenere una perfetta eguaglianza di suoni su qualunque vocale, il maestro dovrebbe far fare un accurato uso della mente e dell'udito, e far cantare le cinque vocali ben legate fra loro sopra una nota sola, salendo per semitono, per un'estensione di un'ottava e mezza, prima lentamente e poi presto. Quando quest'esercizio è stato fatto bene ed ha dato i dovuti risultati, lo si faccia fare sulle cinque note per scala diatonica o per semitono, non salendo eccessivamente sugli acuti.
Dopo fatto questo utile esercizio, e dopo lo studio dei vocalizzi i più difficili, se ne faccia eseguire alcuni su sillabe diverse a piacimento (...)
Allorchè poi il maestro sarà persuaso che la voce dell'allievo è divenuta tutta eguale, scorrevole, e ben formata in tutta la sua estensione, potrà incominciare a farla applicare alle parole di una romanza o di un pezzo qualunque, avendo cura per un dato tempo di non fare studiare musica moderna.
[N.B.] L'eminente artista e professore Leone Giraldoni (...) in una sua seconda lettera [successiva al 26 ottobre 1896] aggiungeva:
<<Anch'io procuro che l'allievo protragga sempre innanzi le labbra in modo da emettere il suono sull'O anzichè sull'A onde dare alla voce un timbro rotondo.>>
COME SI STUDIA
Gli studenti in generale, che oggidì vogliono abbracciare la carriera del canto, per la smania della sollecitudine, non fanno che esercitarsi tutto il giorno a cantar forte, a ripetere malamente e macchinalmente le cento volte ciò che fu loro indicato dal maestro, ed a sforzarsi d'ottenere il volume e la quantità della voce, invece che la qualità, per superare quella del maestro, se ne ha, e quella di tutti i loro compagni.
Alcuni amano salire il più alto possibile, altri esercitarsi esageratamente nelle note basse, ed altri ancora sulle sole note centrali; tutti per la smania di cantare in una chiave differente dalla propria (...)
Quello che studia da basso, si sforza ad essere baritono, quello che è baritono spinge la voce per diventare tenore, il soprano leggero fa di tutto per poter divenire un soprano drammatico, e così di seguito!...
Il risultato di questo insensato modo di studiare, e di questa falsa e stolta ambizione, non può essere che uno solo: raucedini, serie malattie di gola, - se non bronchiali e polmonari - infine la rovina del proprio organo al segno di perdere del tutto la voce, e per sempre.
Queste conseguenze non sono solo dovute ai capricci degli studenti, ma a quei maestri che hanno l'abitudine di spingere gli allievi a cantare il più alto possibile (...) al pubblico che si è abituato ad applaudire preferibilmente chi più urla, chi più declama, chi ha più qualità di voci, chi termina un pezzo con una bella nota e la sostiene all'infinito - nonostante abbia cantato male e con voce tremula tutto il pezzo - e ad alcuni compositori che hanno ritenuto bene far cantare l'orchestra, e parlare, gestire, ed urlare i cantanti.
Un grazioso precetto di Rossini che si può rammentare ai giovani compositori, è questo:
<<Se non si lavora sulle corde di mezzo, si può spingere la prima donna fino alla luna, e il basso profondo nel pozzo, e far vedere così, la luna nel pozzo.>>
Lo studente deve persuadersi che l'arte del canto è più lavoro mentale che meccanico, più morale che fisico, e che è uno studio lungo e difficilissimo.
Deve in primo luogo studiare a misurare ed economizzare il respiro, vedere se è bastante, se è ben applicato all'esercizio che sta cantando, e discernere colla mente, con quiete, pazienza e costanza, se i suoni sortono nitidi, facili, gradevoli, eguali ed omogenei.
Deve curare alla rotondità di tutti i suoni indistintamente (...)
Deve attenersi specialmente ad esercizii d'agilità, e quando comincia a cantare colle parole, studiare prima di tutto e per lungo tempo - come già dissi - musica dei nostri vecchi maestri.
Gli artisti poi, tanto più se principianti, oltre attenersi a queste norme e formarsi mentalmente prima d'aprir bocca un'idea esatta di ciò che vogliono fare, e dei suoni che devono emettere, devono cercare di risparmiare il più possibile la voce, onde averne un abbondante e fresca riserva al momento di usarla in pubblico. (...)
Non si deve mai cantare a scatti, od usando eccessiva forza, perchè dannosissimo, senza giovar punto all'intensità e bellezza dei suoni.
E' di sommo vantaggio invece il cantare quasi sempre piano, e questo allo scopo di riescire con facilità - quando occorre - a dare colore e vigore ad una frase.
E' il requisito della dolcezza e purezza del suono, che deve possedere e a cui deve ambire un cantante, e non quello della potenza.
Non dimenticate che la voce, come un istrumento, ha il suo valore nella qualità del suono.
Cercate di acquistare la qualità della voce, e non la quantità, colla prima vi procurerete la seconda.
Alcune regole finali da tener presenti a livello pratico nell'EMISSIONE VOCALICA:
- di tenere la bocca in forma ovale;
- di tenere la lingua immobile;
- di condurre la voce nelle fosse nasali e in testa per correggere i suoni in gola, nasali e cavernosi;
- di prendere la dovuta respirazione senza chiudere e riaprire la bocca ad ogni cambiamento di tono;
- di evitare di respirare attraverso il naso;
- di evitare la voce tremula;
- bisogna aver cura di non mai aprir la bocca orizzontalmente (...) un'infrazione a questa regola (se non si fa attenzione) impedirà di salire facilmente agli acuti.
[da: Vittorio Carpi* (1847-1917) - "Ancora qualche apprezzamento SULL'ARTE DEL CANTO" - Premiato Stabilimento Musicale A.PIGNA, Milano 1898]
* "seguendo sopratutto l'esempio del mio venerato maestro Giovanni Corsi, che fu artista cantante eminente della vecchia scuola" come docente fin dal 1890 al Conservatorio di Chicago, quando il Carpi venne chiamato a insegnare su consiglio di Bazzini allora direttore del R.Conservatorio di Milano.
--> Giovanni Corsi (1822 - 1890) fu un rinomato baritono di metà '800, divenuto nel 1844 "primo baritono" alla Scala di Milano dove continuò a cantare sino al 1870. Fu Rigoletto nella prima rappresentazione parigina il 19 gennaio 1857 al Théâtre-Italien ed insegnò canto dal 1873 al 1876 al Conservatorio di S.Pietroburgo, in seguito a Milano.
lunedì 8 febbraio 2021
Dell'emissione vocalica e delle strategie di studio nell'arte del canto, secondo la Stoltz, Giraldoni e Carpi (allievo di Giovanni Corsi)
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