mercoledì 7 luglio 2021

Il "misto" tenorile di Angelo Masini e la sua arte del "bel canto" nel ruolo del Duca di Mantova

Il tenore Angelo Masini nel ruolo del Duca di Mantova nel "Rigoletto" di Verdi

IL "MISTO" TENORILE
La voce di Angelo Masini era "un violino che strappa le lacrime": parole di un collega e quindi insospettabili; parole di Francesco Tamagno, voce-tromba da giudizio finale. (Un violino o una tromba possono essere una voce. Più tardi, Caruso si autodefinì un "violoncello"). La voce del tenore forlivese poteva dunque essere paragonata alla voce del violino per quei famosi "pianissimi" o "misti" che - assicurava il romagnolo Alessandro Bonci a Lauri-Volpi - non scadevano mai nel falsetto. E il Masini scagliava fulmini contro i falsettisti, i quali, soprattutto dal 1920 al 1930, andarono profanando le opere di Bellini, di Donizetti e di Verdi sulle più illustri scene italiane e straniere. Perché il "misto" si può ben comparare col pianissimo del violino, potendosi sviluppare, senza discontinuità, nel suono naturale, mentre il "falsetto" è una deformazione del suono (...) E Masini, da buon romagnolo, andava sulle furie, quando taluno gli domandava se quelle sue note dolcissime, angelicate, fossero fatte in "falsetto". Le reazioni del sommo cantore valgano, come "suggel ch'ogni uomo sganni", a riportare metodi e criteri di canto nei loro limiti e sul giusto cammino. Dopo il trionfo della voce autentica, "reale" di Duprez, la più grande offesa che si potesse fare a un grande tenore consisteva nel ritenerlo capace d'ingannare e frodare il pubblico con la voce "falsa" da Cappella Sistina e da sopranista arcadico. All'opera di Mosca, Masini imperò accanto a Marconi, a Cotogni e a Battistini, onorato e incensato come un re. I così detti "cavalli di battaglia" gremivano la scuderia di Masini: "Puritani", "Favorita", "Rigoletto", "Traviata", "Don Giovanni", "Lucia", "Don Pasquale", "Lucrezia Borgia", "Anna Bolena", "Barbiere" e così via.

(da: G.Lauri-Volpi - "Voci parallele", 1955, pagg. 137-140, edizione del 1960)

[--> Un giudizio di F.Tamagno -
Edmondo De Amicis nel volume "Nuovi ritratti letterari ed artistici" narra:
«E' un segno della sua indole buona (del Tamagno) il come parla dei suoi emuli: del Masini in special modo, di cui lodò la voce e l'arte con parole della più calda ammirazione: - "Un usignolo" - disse - "un violino! Come! Lei non l'ha inteso? Ebbene, non si può fare un'idea della soavità, della dolcezza angelica di quel canto. Non ne ho inteso un altro in vita mia che entri così profondamente nel cuore e che strappi le lacrime come fa lui, con quella voce di paradiso, che non gli si vede uscir dalla bocca, e par che venga dall'aria.

(da: IL RE DEL BEL CANTO. ANGELO MASINI - "La riviera romagnola", sabato 12 novembre 1921)]

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IL DUCA DI MANTOVA, debutto in Argentina del Masini nel personaggio verdiano - cantò in carriera ben 58 opere!)

Buenos Aires. RIGOLETTO.
El tenor Masini es un artista en plena madurez (...) La pastosidad es la calidad preeminente de su voz y por la que no admite comparacion con cantante alguno de cuantos conocemos: es a terciopelada, suave, blanda, flexible y sale de la garganta como fluye el agua de la fuente, con una facilidad y al mismo tiempo con un poder que embelesan, satisfacen y tranquilizan el oyente. (...) Su ejecucion del cuarteto fué llena de delicadeza, de elegancia y de poder, haciendo apreciar bien en ese pasaje lo que vale un cantante en posesion de recursos àmplios y bastantes, comparado con el ùltimo intérprete que tuvo ese papel en Buenos Aires cuyo recuerdo se avivaba por el contraste. En resùmen si Masini no realiza el ideal del tenor, està en cambio en aptitud de producir la mayor suma de placer que una alma sensible pueda extraer del arte del canto.
- "La Naciòn", 18-5-1887

Buenos Aires. RIGOLETTO. Teatro Colon.
Il grande tenore dovette conquistare palmo a palmo il favore del pubblico che lo accolse con una cautela che si poteva ben dire freddezza. Nel primo atto, forse per effetto dell'emozione di ogni debutto, si poté notare che il suono non veniva emesso con la purezza desiderabile e ciò causò tanta più paura in quanto era da molto tempo che si sentiva lodare la voce eccezionale di Masini e il timbro d'oro che gli era attribuito. Conseguentemente la ballata "Questa o quella" non suscitò l'entusiasmo sperato. (...) Il secondo atto, però, offrì a Masini una brillante rivincita e il pubblico non poté più rimanere a lungo indifferente davanti agli accenti appassionati del cantante che dimostrò di possedere in modo perfetto l'arte del "bel canto". Una rumorosa ovazione fece comprendere a Masini che il pubblico era stato soggiogato. Con più confidenza poté allora dispiegare nel quarto atto le ammirabili risorse della sua gola privilegiata, e la canzone "La donna è mobile" meritò di essere ripetuta tre volte con la particolarità che in ogni ripetizione Masini introduceva qualche variante nelle "cadenze" e tutte espresse con una facilità meravigliosa. Masini non possiede la potenza della voce di Tamagno, però ce l'ha ben timbrata nelle note centrali e il suo registro rimane sempre uguale, passa infatti da una tessitura all'altra senza che sia possibile avvertire la nota di transizione. (...) In quanto alla sua maniera di vocalizzare, tutta la critica fu soddisfatta della sua perfezione che indicava un lungo studio. Masini studiò infatti con una maestra [*il soprano belliniano Gilda Minguzzi Zoli], perché la vocalizzazione è principlamente patrimonio delle donne e non degli uomini, e ciò spiega il primato che Masini ha in questa specialità del canto.
- "La Prensa", 18-5-1887

Buenos Aires. RIGOLETTO.
Angelo Masini: voz pura, bien timbrada, fresca, emitiendo hermosas notas con soltura en todos los tonos del rejistro de tenor; extensa, vibrante y armònica e las entonaciones; las alternativas del "crescendo" y "decrescendo" son admirables; escuela selecta, clàsica, nos atreverìamos à decir, recordando los anhelos y decepciones de Rossini; no uno los sonidos, falta, en lo que desgraciadamente, incurren muchos cantantes; ataca la nota rsueltamente y con calor. La pronunciacion vocal es perfecta, intelijible, dentro del drama siguiendo la espresion melòdica. El duo del tercer acto con la soprano, fué un trozo de canto briosamente ejecutado y con arte inimitable; las modulaciones llenas de gracia, de gusto delicado, arrancaron nutridos y merecidos aplausos. El aria famosa de tenor del cuarto acto fué el éxito de la noche!
- La Tribuna Nacional, 18-5-1887

Buenos Aires. RIGOLETTO.
Martedì sera col "Rigoletto" debuttò al nostro massimo coliseo la gran compagnia lirica contrattata dall'impresa Ferrari. L'aspettativa generale era per Masini, per udire il "divo" tenore che già fece la delizia dei primi teatri del mondo. (...) Il suo metodo di canto, la sua scuola, rivelano in lui l'artista di merito, il tenore che può trascinare all'entusiasmo, al delirio, ed il pubblico bonaerense che pur lo accolse piuttosto freddamente nel primo atto, finì col rendergli giustizia e nel 4° gli tributò una vera ovazione. Masini, lo si può dire con sicurezza, conquistò di slancio la simpatia del nostro pubblico ed assicurò per l'impresa l'avvenire della stagione. (...) "Don Sincero".
- La Nazione Italiana, 19-5-1887

[*La "Signora Gilda Minguzzi Zoli, donna di molto ingegno e negli studi musicali versatissima. Dopo reiterate preghiere la Signora Minguzzi accettò la grave responsabilità di educare il nostro Angelo Masini nella chiave che fece famosi i nomi di Rubini, Giuglini, Mongini, Fraschini ed altri sommi. Compito grave davvero in quanto che la Signora Minguzzi non aveva mai educato voci da tenore; quella del Masini, in quell'epoca, era tanto disuguale e rotta che avrebbe messo in pensiero il più esperto maestro. Le difficoltà musicali non furono tantosto superate, e dire qui il metodo tenuto dalla Signora Minguzzi per vincerle, oltrecché essere fuor di luogo, mi condurrebbe molto lontano dalla chiarezza. A quelle lezioni sarebbe stato d'uopo assistervi né v'hanno parole che bastino a trascriverle."
La Minguzzi lo tenne alla sua scuola per ben cinque anni prima di permettergli di debuttare [il debutto del Masini avvenne nell'aprile del 1868 in "Norma" di Bellini a Finale Emilia], perché "non ebbe in pensiero di dare nel più breve tempo un cantante 'vociatore' al teatro italiano, pensò al contrario di farne un artista nel senso più largo della parola. Cercò anzitutto di riparare le manchevolezze, i guasti prodotti da sforzi che pochi mesi di insegnamento empirico avevano prodotto alle sue corde vocali. Volle assicurare il passaggio dal registro di 'petto' a quello 'di testa', ottenerne l' 'eguaglianza' sia del 'timbro' sia della 'intensità', ben giudicando che la voce canta nelle note centrali da 'sol' a 'sol', mentre le 'acute' e le 'basse', se l'organo vocale si presta per natura, si trovano sempre. Con questo accurato e logico sistema d'insegnamento la signora Minguzzi ottenne dalla voce del Masini la rara estensione da 'Do' sotto a 'Re' sopra il rigo. La spontanea arrendevolezza delle corde vocali fu per tal modo con lo studio assicurata pienamente: fu un vero trionfo di cui spesso abbiamo parlato con la Maestra e con l'allievo." (in: Archimede Montanelli - "Angelo Masini" - Forlì, 1882)]

Angelo Masini nel "Rigoletto" il 17 luglio a Teramo (Gazzetta Musicale di Milano, 20 luglio 1884)

Masini nel Rigoletto (Teramo, 17 luglio):
(...) L'altro avvenimento tutto artistico, tutto ideale, si compieva nel teatro di Teramo, dove una geniale individualità artistica stupiva, e mandava soavemente commosso questo pubblico, il quale certamente non avrebbe mai sperato quello che gli toccò in sorte di poter estasiarsi all'audizione d'un Masini, che si rese così famoso nelle primarie scene del mondo.
(...) poichè noi andiamo convinti che il segreto delle antiche e nobilissime tradizioni del canto italiano, soltanto il Masini fra i cantanti uomini lo possiede, accompagnato da una di quelle voci che non si sono sentite più da Guasco in poi, e corredato da una tal genialità, da una di quelle correttezze d'attore, che v'ammalia, v'imparadisa. Oh! Io non lo vidi mai un Duca nel "Rigoletto" più vero del Masini, oh no; così gentiluomo nel primo atto e così curante di tutti quei dettagli ordinariamente tanto trascurati dagli altri tenori; così appassionato negli altri due atti, e così nobilmente scapato nell'atto quarto. La scena che precede il quartetto, e col quartetto pure inclusovi, mi tenne inchiodato, e non sapevo se più mi beava la bellezza incomparabile di quella musica o il canto e l'azione così piene di genialità del Masini. Uno dei fenomeni di cui questo geniale attore-cantante può vantarsi è questo: che egli cioè, converge a sè, soggioga, piega alla soavità del suo canto, alla finezza della sua dizione, ed alle sue trovate, le più ortodosse esigenze del musicista; ma questo egli l'ottiene perchè in tutto e per tutto nel suo canto e nella sua azione c'è auspice e complice la genialità; perchè bisogna pur confessarlo, il genio del canto come il genio della composizione, vogliono liberarsi da certe pastoie che ne avviluppa l'estrinsecarsi. Michelangelo fu la luce nell'arte, luce splendida, ma una luce di cui bisognava piuttosto fruire di quello che imitare. E tale è il Masini, il quale porterà con sè indubbiamente quel suo segreto ammaliatore.
A Masini fanno bella corona, la signora Turconi, cara ed avvenente Gilda, dalla voce bella, dal canto fino, e che ha il potere di far strabiliare il pubblico col suo mi acutissimo che è una perla della miglior specie e che fu applauditissima; dal signor Quintili-Leoni, artista valentissimo, e dal basso Rapp, il più alto ma anche il più grande di quanti Sparafucile io ho sentito, e della cui parte ne ha fatto un tipo inimitabile. Questo Rapp possiede oggi la più bella, la più aristocratica voce di basso e v'aggiunge un'intelligenza elettissima. Il maestro Oreste Bimboni ha diretto questo spettacolo, che qualche capitale invidierebbe, con una bravura e con una intelligenza singolari; quando si pensa che maggior parte dei cori e orchestra si componeva degli elementi del paese, allora davvero bisogna rivolgergli specialissimi encomi; egli colorisce con amore e finezza, e ciò che più monta (non dimentichiamolo in questa epoca d'acrobatismo del genere), accompagna il cantante con una perizia straordinaria. Teramo non dimenticherà tanto presto tutto questo tesoro di vita che si svolse, e in così pochi giorni, fra queste pacifiche e patriarcali contrade. - TESSARIN.
 
(Gazzetta Musicale di Milano, 20 luglio 1884)

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