venerdì 1 luglio 2022

Il finale alternativo di "CELESTE AIDA" scritto da Verdi per Capponi

Il finale alternativo di "Celeste Aida" scritto da Verdi per Capponi


Verdi ad Emilio Usiglio - Genova, [probabilmente 26] gennaio 1875

Premetto prima di tutto che bisogna rivolgersi a Ricordi per quel che riguarda "Aida", perché egli solo ne è il proprietario e padrone assoluto. Non è che io dia importanza a quella Romanza che Ella mi domanda d'abbassare (come non dò nissuna importanza a qualunque siasi altro pezzo d' "Aida") ma è per un principio d'arte che per parte mia mi rende ripugnante ad ammettere qualunque alterazione.
Disgraziatamente è questo un uso invalso da molto e molto tempo ma è uso riprovevole a cui bisognerebbe porre una volta rimedio, e questo spetterebbe principalmente appunto agli artisti, non, se si vuole, per rispetto a quella tal opera o quel tale Maestro, ma per riverenza all'arte, all'arte vera.
Io conosco Nicolini e non capisco come quella romanza possa essergli alta di tessitura. Trasportata di mezzo tono diventa assolutamente tessitura di Baritono e levati i "la" qualunque baritono potrebbe cantarla. Capisco benissimo che nelle due battute finali di "si b." ridotto in un "la" ne riuscirebbe il suono più pieno, più pronto e più pieghevole, ma per un nota a effetto val la pena di mettere tutto il resto sottosopra?
Capisco altresì che riesce duro lasciare il "si b." nel modo come stà scritto ma a questo inconveniente io stesso posi rimedio aggiungendo per Capponi queste tre note...
Ripeto ancora che nel caso bisogna rivolgersi a Ricordi per quest'alterazione di tono, perchè io non ho facoltà, o per meglio dire, stante le mie convinzioni, non posso assumermi questa facoltà.
Non esiste nissuna sinfonia d’ "Aida". Ella forse avrà sentito dire che in una delle prove d' "Aida" a Milano, io feci eseguire un pezzo dall'Orchestra che aveva come l'aria d'una sinfonia. Anche là l'Orchestra era buona, pronta, ed ubbidiente, ed il pezzo poteva riescire a buon porto se la costruzione ne fosse stata solida.
Ma l'eccellenza dell'orchestra non valse che a far meglio sortire la pretenziosa insulsaggine di questa creduta sinfonia.
Auguro a tutti la fortuna ch'Egli spera. Voglia credermi con stima...

(lettera riportata in: CARTEGGI VERDIANI, a cura di Alessandro Luzio - Volume II - Roma, Reale Accademia d'Italia, 1935)

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Verdi a Giulio Ricordi - Genova, 26 gennaio 1875

Car.mo Giulio

Prima di tutto vi dico in fretta in fretta che Usiglio mi scrive da Roma domandandomi di abbassare la Romanza del Tenore. Queste sono cose che mi mettono in furore tanto più che il "fin mot" di tutto questo non è che per filare un "la" invece di un "si b". Ho risposto che si rivolgano all'Editore proprietario, e se ve ne scrivono, stante il cattivo andamento delle cose in quel Teatro, potete permetterlo: ma sia questo per eccezione, perché bisognerebbe proprio una volta finirla con queste alterazioni, e con questi abusi abbominevoli, che tanto fanno male all'arte...

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Verdi to Emilio Usiglio - Genoa, [Probably 26] January 1875
[Luzio publishes the draft of this letter in "Carteggi, II", pp. 42-43, but he gives no indication of its correct date and admits that he does not know to whom it was addressed. Mario Rinaldi, "Verdi critico" (Roma: Ergo, 1951), p. 297, declares that Verdi wrote this letter to an "until now unknown friend." Abbiati, III, pp. 578-79, records that Verdi wrote the letter to Ghislanzoni. Verdi's letter to Giulio Ricordi of 26 January 1875 provides the correct answer.]

First of all I must say that one has to deal with Ricordi for everything concerning "Aida", since he is the sole owner and proprietor.
It is not that I give any importance to the "romanza" ["Celeste Aida"] that you ask me to lower (just as I give no importance to any other piece of "Aida"), but it is for a principle of art that I find it repugnant to allow any alteration. Unfortunately this has been the established practice for a long, long time, but it is a reprehensible practice which should be remedied once and for all. This should primarily be the obligation of the artists themselves, not, if you will, out of respect for this particular opera or that particular composer, but out of reverence for art, for true art.
I know Nicolini, and I don't understand how the "tessitura" of that "romanza" can be high for him. If it were changed by half a tone, it would definitely be the tessitura of a baritone; and without the A any baritone could sing it. I perfectly understand that if the final two measures in B flat were reduced to an A, the sound would become fuller, rounder, and more supple; but for the sake of one effective note, is it worth turning all the rest upside down?
I also understand that it is difficult to sing if we leave the B flat the way it is written, but I have remedied this myself by adding these three notes for Capponi [Aware of most tenors' inability to sustain a "pianissimo" B flat, Toscanini followed Verdi's advice in his recording of "Aida"]:

[. . .] There is no overture for "Aida" [See Giulio Ricordi's letter to Verdi of 12 November 1871 and Verdi's letters to Giulio Ricordi of 13 November and 28 December 1871]. Perhaps you have heard that at one of the rehearsals for "Aida" in Milan I had the orchestra play a piece that had the air of an overture. The orchestra was good, ready, and obedient, and the piece might have turned out well if its construction had been solid. But the excellence of the orchestra merely served better to illustrate the silliness of that supposed overture. [. . .]

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Verdi to Giulio Ricordi - Genoa, 26 January 1875

Dear Giulio,
First of all I tell you in a great hurry that Usiglio writes from Rome, asking me to lower the tenor's "romanza". This is the kind of thing that infuriates me, especially since the point of all this is merely to insert an A instead of a B flat. I replied that they should contact the publisher, and if they write you about it, considering how badly things are going in that theatre, you may allow it. But let this be an exception, since it is really necessary to put an end once and for all to these alterations and to the abominable abuses that are so harmful to art. [. . .]

(quoted in: "VERDI'S AIDA, The History of an Opera in Letters and Documents" - Collected and translated by Hans Busch - University of Minnesota Press, Minneapolis 1978) 


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