venerdì 8 luglio 2022

"TORNATE ALL'ANTICO": lettere di Boito a Verdi in cui chiede al Cigno di Busseto di menzionare sei nomi, cominciando da Palestrina, che rappresentino l'arte vocale dei secoli XVI-XVIII

Alcuni appunti di Verdi, a lapis, sui maggiori musicisti dei secoli XVII e XVIII: qui Verdi menziona Handel, Bach, Marcello, Scarlatti, Gluck, Haydn, Mozart e Beethoven
 

"TORNATE ALL'ANTICO"!!!

...la prova più luminosa della completa fiducia di Verdi in Boito è costituita da due lettere del 1887, in cui l'autore del "Mefistofele", all'indomani quasi del trionfo d' "Otello", ci si presenta, in solenni consessi di musicisti, come l'interprete officioso del celebre monito « torniamo all'antico ».

Cernobbio - Villa d'Este
Lago di Como.
4 ottobre [1887].

« Caro Maestro.
Prima di tutto La ringrazio ancora per le belle e intellettuali giornate che ho passate a S. Agata. Poi La prego d'un favore e non mi sgridi se ho accettato ancora un incarico, sarà l'ultimo. Il Ministro dell'Istruzione desidera di conferire con me intorno agli Istituti Musicali del regno. Noi sappiamo che in Italia ora si studia male la musica, l'invito del Ministro è una buona occasione per tentare di raddrizzare gli studi nelle scuole governative e perciò ho acconsentito al desiderio di chi le governa. Sarà una gita a Roma e un paio di giornate perdute (forse non inutilmente), poi tornerò al mio lavoro.
Io non intendo di consigliare al Ministro una riforma degli statuti delle Scuole superiori, neppure di modificarne le varie costituzioni.
Queste sono quistioni tanto grosse quanto vane e difficili. Si tengano gli statuti che hanno, non è da quelli che escono i buoni o cattivi scolari. L'ingegno naturale dell'allievo trae sommo vantaggio dai buoni studi e può essere fuorviato dagli studi cattivi. Qui sta il punto: l' "indirizzo degli studi".
L'occasione si offre per mettere in pratica quel consiglio ch'Ella seppe raccogliere in tre parole con chiarezza e sapienza e concisione veramente antica: "Tornate all'antico".
Torniamo dunque all'antico, ma si obblighino le scuole a tornarci: senza essere obbligate non ci torneranno mai. Nei programmi governativi dei ginnasi e dei licei è obbligatorio lo studio di Virgilio, d'Orazio, di Lucrezio, di Cicerone. Così pure io credo che debba essere "obbligatorio" nei Conservatorii lo studio di Palestrina e degli altri sommi musicisti italiani del XVI, XVII, e XVIII secolo. Quella è la retta via, quello è lo studio che si deve fare nella scuola e nelle esercitazioni vocali. Bisogna rilegare l'arte delle voci, ritemprarla nella piena onda sonora delle parti di Palestrina. "Obbligare" i giovani studenti, che appena nati balbettano astruserie, obbligarli a lavarsi in quell'onda, a lavarsi in quella purezza.
I compositori muterebbero animo, i cantanti se ne gioverebbero anche. Compositori e cantanti, ecco il marcio degli studi odierni ed è a questo che convien porre il rimedio. Gli stromentisti ci sono, vanno da sè. I pianisti buoni e colti pullulano, Napoli ne diede degli eccellenti in questi ultimi anni, Milano anche, Bologna produce sempre dei buoni archi e Napoli dei buoni suonatori di stromenti d'ottone. Ma è lo studio della composizione che precipita nella putredine. I giovani studenti di composizione sono pieni di presunzione e di ignoranza. Bisogna istruirli colle grandi musiche dei gran secoli italiani. Quando saranno istruiti saranno meno boriosi e vedranno l'arte più nettamente. Bisogna obbligarli anche a studiare un poco di storia su dei testi scritti bene e semplicemente, tanto da imparare nello stesso tempo i gran drammi della umanità e il bello stile della lingua. Bisogna obbligarli a studiare un poco di prosodia e di declamazione, perchè imparino ad accentuare il dialogo umanamente come vuole il Vero, poichè la musica non è altro che il suono del sentimento e della passione. Io tutte queste cose le ho imparate da Lei che le ha messe in pratica, e mi dica Lei se le ho imparate bene: vorrei poterle mettere in pratica anch'io nel mio lavoro e suggerirle a chi governa gli studi per offrire a chi studia la possibilità di studiar bene.
Ora ecco il favore che desidero da Lei. La prego di darmi una breve lista, una lista di sei nomi, non più, di sei nomi di Maestri che Lei crede più adatti per essere studiati dai giovani.
Questi sei nomi, incominciando da Palestrina, dovrebbero rappresentare i sei punti più luminosi dell' "arte vocale" dei secoli 16°, 17°, 18°.
Vorrei da Lei questo favore, perchè mi fido tanto tanto del suo giudizio come di nessun altro. Nessuno meglio di Lei può compilare questa lista che servirà di programma agli studi. »




Villa d'Este, 31 ottobre.

« Ecco quello che è successo. I testi d'insegnamento (16°, 17°, 18° secolo) furono votati all'unanimità dai principali direttori dei Conservatori del regno. Vedremo quello che ne seguirà.
Dopo codesta votazione io me ne sono partito da Roma, lasciando che quei signori si mettano d'accordo per accordare i loro statuti (non ce n'è due che si assomiglino) e i loro regolamenti.
S'intende bene che, come Lei desiderava, non ho fatto uso della sua lettera, benchè l'avessi con me in tasca e che la tentazione di giovarmene mi fosse venuta più d'una volta.
Fra non molti giorni sarò a Nervi e se Lei sarà a Genova verrò, come al solito, a Palazzo Doria per passare un'ora insieme.
Saluti affettuosi a Lei e alla S.ra Giuseppina. »

(da: CARTEGGI VERDIANI, a cura di Alessandro Luzio - Volume II, 1935)

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