sabato 29 febbraio 2020

Forza, limpidezza, flessibilità, modulazione, dolcezza della voce della signora Singer nell'Ave Maria di Verdi (1880)

 

Recensioni critiche sulla prima esecuzione dell'Ave Maria di Verdi del 1880 - Supplemento alla Gazzetta Musicale di Milano, n. 17 - "VERDI A MILANO (18 aprile 1880)" - Anno XXXV. - Domenica 25 aprile 1880 :

«L'Ave Maria è un pezzo tutto moderno, una cosa affettuosa, gentile, appassionata a volte, in cui la personalità di Verdi è anche più spiccata. La scrisse in quel tono di SI ch'egli predilige, e che fa ricordare un pochino la romanza della "Forza del Destino" colla tecnica istrumentale della "Messa da Requiem".
Il preludietto coi sordini è una gemma; e poi la voce entra con una cantilena "minore", che si espande poi in "maggiore" con l'espressione appassionata, così bene resa ieri dalla signora Singer. La quale viene da grandi successi ottenuti in America, e le è toccato l'insigne onore che il Verdi la scegliesse per l'esecuzione di questo suo capolavoro melodico. La signora Singer ha guadagnato molto nella forza, nella limpidezza e nella flessibilità della voce, ch'essa piega a finezze di coloriti, a gradazioni bellissime, senza nessuna smanceria, e conservando allo stile dell'Ave Maria la sua purezza. Il primo ad essere contento della interpretazione della signora Singer è stato Verdi, e dopo di lui tutto il pubblico di ieri, che l'ha calorosamente applaudita e festeggiata.
Quelli dei miei lettori che furono ieri alla Scala hanno visto le ovazioni fatte al Verdi, hanno udito quegli applausi, quelle grida, dopo l'esecuzione, "bissata", di tutti e due i suoi pezzi [Pater noster, Ave Maria]. Chi non c'è stato se lo può immaginare, ed io rinunzio a descriverle, tanto più che il tempo e lo spazio mi mancano. Dirò solo che il Verdi volle che con lui venissero a ricevere gli applausi la signora Singer ed il Faccio, e col Faccio erano sottintesi tutti quei benemeriti coristi e professori che con tanto zelo, tanta abnegazione, e un risultato come di meglio non si poteva sperare, si sobbarcano alle fatiche di prove lunghe, assidue, ripetute.» (19 aprile FILIPPI)

«L'Ave Maria, uno dei brani di musica dei più poetici che mai siansi uditi, fece una impressione profonda. La Singer che in principio appariva visibilmente commossa, ottene degli effetti irresistibili colla sua voce or dolce ora squillante, simpaticissima sempre. Rampazzini alla testa dei suoi colleghi violinisti accompagnò con tanta efficacia di colorito, di espressione quella pagina stupenda, che Verdi stesso ne rimase commosso.
L'Ave Maria mette una tal pace nell'animo, colla sua grazia squisita, coll'espressione profonda, col sentimento vero, che dopo uditala par d'essere diventati migliori e sembra di voler un gran bene a tutto il prossimo. Un vecchietto, che sedeva nella poltrona vicina alla mia, dimentico d'ogni carità, ne' suoi entusiasmi mi cacciava a tratti un gomito molto aguzzo tra l'una e l'altra costa con una frequenza degna di miglior causa. Io avrei potuto bellamente liberarmi da quel gomito indiscreto e l'avrei forse fatto, se l'Ave Maria non m'avesse ispirati sensi più miti, talchè farei anche ora a patto d'aver dinanzi quel gomito minaccioso, pur di sentirmi sempre migliore come ieri all'audizione di quella musica.» (19 aprile ATHOS)

IL PUNGOLO
«Venne l'Ave Maria, una composizione piena di malinconia e di passione. La signora Singer la cantò stupendamente, benchè la prima volta fosse in preda ad un'emozione invincibile.
L'orchestra, che ha un accompagnamento pieno di colorito e di mezze tinte, lo eseguì col cuore, e si può dire che fu veramente ispirata.
Nuove ovazioni, come le prime, nuove grida di Viva Verdi!
Verdi ricompare e ringrazia. L'entusiasmo cresce: il pezzo è replicato. La signora Singer lo canta ancora meglio della prima volta, con più sicurezza, con più fuoco. La sua bella voce piena di fibra e di passione, si espande in tutta la sua potenza a mormori, a singulti che fanno una grande impressione.
E qui di nuovo il pubblico in piedi a batter le mani e a gridare: insomma una festa, un delirio.» (19-20 aprile)

CORRIERE DELLA SERA
«L'Ave Maria è un pezzo per contralto e strumenti d'arco. La signora Singer, che lo cantò, aveva uno splendido vestito di raso bianco guarnito di grandi foglie di "callodium". - Anche di questo pezzo si domandò e si ebbe il "bis". - E' una dolcissima melodia, destinata anch'essa a diventar presto popolare; la signora Singer la cantò ammirabilmente. - Terminata che fu, Verdi fu obbligato più volte dall'entusiasmo del pubblico a salire sul palcoscenico, ed a mostrarsi. Il suo aspetto era d'uomo contentissimo, e strinse più volte con energia la mano alla signora Singer ed al maestro Faccio.» (19-20 aprile)

IL SECOLO
«Verdi venne oggi fra noi per assistere alla prima esecuzione di due suoi lavori inediti: un Pater noster ed un'Ave Maria, e venne guidato da un pensiero generoso ed eminentemente artistico.
La somma introitata al concerto di ieri dev'essere destinata parte a beneficio della Società Orchestrale e parte per la istituzione di una grandiosa Società Corale. (...)
Concezione più delicata dell'Ave Maria non saprebbesi ideare, e di una idealità religiosa che incanta. La celebre signora Teresina Singer modulò alla perfezione quella melodica dai contorni sobri, casti, indefiniti, quali esige il carattere della musica sacra. - L'orchestra accompagnò questo pezzo colla soavità dell'arpa eolica. Sembrava udire una mistica voce accompagnata dagli angioli, e tale
"Che la dolcezza ancor dentro ci suona"

(19-20 aprile A. GALLI)

GAZZETTA DI VENEZIA
«L'Ave Maria fu detta dalla esimia artista signora Singer, coll'accompagnamento di soli strumenti d'arco. E' un lavoro stupendo per ispirazione e per istrumentazione.
Non vi si ripete lo stesso motivo che i violini preannuciano delicatamente, e vi si sente invece lo svolgimento melodico d'un pensiero eletto, ricco di gentili soavità. V'è da cima a fondo una mirabile dolcezza di canto a cui fa per un momento contrasto un delizioso parlante degli archi eseguito alla perfezione.
La voce della signora Singer ha dato risalto a tutte le delicatezze del lavoro verdiano ch'è un vero gioiello. Il Pater e l'Ave sono due composizioni di grandissimo merito, degne per ogni rispetto della mente che le ha concepite, e sebbene d'uno stesso stile elevato e nobilissimo, la seconda, a mio debole avviso, vince la prima per la toccante soavità del pensiero. Non vi dico dell'interpretazione e del colorito, egregiamente indivinato dal Faccio, perchè tutto si deve compendiare in un solo elogio. Vi dirò piuttosto che, dopo l'esecuzione di quei due pezzi, il pubblico proruppe in fragorosissimi applausi. - Il Verdi, che si trovava in un palchetto di proscenio, dovette presentarsi in mezzo all'orchestra, tutta in piedi, e che gli batteva pur essa le mani.
Si volle il "bis" del Pater e dell'Ave e la replica ha, mi pare, giovato nell'esecuzione per parte delle masse corali, e fatto meglio gustare le stupende bellezze di cui sono ingemmati. Si acclamò al Verdi, che, non nuovo a siffatte feste, era visibilmente commosso. L'illustre maestro si presentò per ben sette volte, alcune delle quali in compagnia del Faccio e della Singer. Insomma, applausi entusiastici, quali s'odono di rado, e una festa dell'arte, un nuovo e non ultimo trionfo per il Verdi.»
(20 aprile)

IL PUNGOLO
«Quanto ai due pezzi di Verdi abbiamo detto ieri la profonda impressione che destarono nel pubblico, impressione che appunto per la sua collettività non ammette l'analisi. La grandiosità severa e nel tempo stesso facile e semplice del Pater, in cui la frase musicale resta sempre limpida ed evidente, frammezzo alle complicazione del canto - la poesia melanconica e soave dell'Ave Maria - da cui traspirano e tutta quella celestiale idealità di pensieri che nel nome di Maria si concreta, e la fede di chi la invoca - si può dire che fu sentita da tutti gli animi, compresa o indovinata da tutte le menti degli spettatori. E l'entusiasmo generale che suscitarono lo prova ad evidenza.
L'orchestra nei due pezzi strumentali, la Marcia del Bazzini e la Preghiera dello Stradella - fu all'altezza della sua fama, e così negli accompagnamenti, specialmente in quello delicatissimo dell'Ave Maria di Verdi e in quello solenne e grandioso dell'Inflammatus di Rossini.» (20-21 aprile)

IL PUNGOLO
«- Abbiamo ricevuto ieri il Pater e l'Ave dell'illustre Verdi editi dalla casa Ricordi.
Sono due gioielli preziosi di arte litografica e tipografica.
Le copertine e i frontespizi sono lavori artistici di un gusto finitissimo - in cui non sai se più ammirare il pensiero d'arte che li suggerì o la esecuzione perfetta.
Tutti due arieggiano gli antichi messali miniati che erano gloria dell'arte antica - con le iniziali e le maiuscole gotiche - e le figure bizantine a molti colori con le aureole dorate.
Da questo lato crediamo che le edizioni Ricordi, celebri pei loro pregi artistici, abbiano in queste due pubblicazioni raggiunto l'apogeo del buon gusto. - Bisogna vederle per farsene un giusto concetto.» (22-23 aprile)

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