mercoledì 22 luglio 2020

Dinamiche e agogiche regolate con sapienza da un unico direttore secondo Angelo Mariani


"Non basta fare tutti i 'forti', tutti i 'piano' e tutti i 'crescendo', non basta misurare i tempi col Metronomo. Vi è una grande differenza da forte a forte, da piano a piano, da crescendo a crescendo; come un pezzo di musica eseguito nello stesso movimento può presentare colore diverso a seconda dell'accentuazione e di quel non so che, che si può far sentire, che si può spiegare all'atto pratico, ma che però non è possibile indicare co' segni musicali. (...) E' errore poi sommo quello di avere in teatro un maestro concertatore e un direttore d'orchestra. Se il secondo deve star soggetto al primo, non produrrà che l'aspetto d'una macchina: è brutto affidare a una macchina tutto l'edifizio di un'opera in musica! Se è un vero direttore deve anche dirigere e regolare tutto, allora si avrà unità nell'esecuzione, nel concetto e nell'interpretazione... (...)"

(da una lettera di Angelo Mariani del 12 gennaio 1862)

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Angelo Mariani (Ravenna, 11 ottobre 1821 – Genova, 13 giugno 1873) è stato un celebre direttore d'orchestra italiano.
Diresse alcune prime rappresentazioni mondiali di vari grandi compositori: di Verdi l' "Aroldo", rivisitazione di "Stiffelio", il 16 agosto 1857 al Teatro Nuovo di Rimini, e la prima italiana del "Don Carlo", il 27 ottobre 1867, al Teatro Comunale di Bologna.

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