Vocalità
del tenore CARLO GUASCO, PRIMO INTERPRETE VERDIANO (allievo di Giacomo
Panizza, che aveva studiato con Vincenzo Lavigna insegnante di Verdi,
cantò dal 1836 al 1853 in Italia e a Parigi, Londra, Madrid, San
Pietroburgo e Vienna - successivamente insegnò canto, tra i suoi allievi
spicca il nome del tenore alessandrino G.B. De Negri):
--> considerazioni generali sull'arte vocale-attoriale di Carlo Guasco:
"Nel 'Giuramento' di Mercadante (...) si è distinto il tenore sig. Guasco. Egli è lodato per un porgere naturale, scevro di affettazione e di manierismo nell'espressione degli affetti, e nondimeno a sufficienza sentito, ed ove la situazione il comporta, caldo ed animato. Nei modi di canto del sig. Guasco, dotato di buona e omogenea voce di tenore ch'egli non guasta con isforzi di cattiva scuola, è anzi tutto gradita una tal quale spontaneità che non lascia scorgere nè la fatica nè lo studio. - A questo scopo debbe tendere principalmente ogni arte consacrata al diletto e alla comozione. Un altro pregio del sig. Guasco è l'intonazione, alla quale egli è fedele per abitudine (...)
Un altro encomio che vogliamo dare al sig. Guasco si volge alla sua azione, non punto di maniera accademica, ma giusta, ma sobria, ma naturale. Abbiamo udito taluni accusarlo di poco animato e anzi freddo porgere drammatico. (...)
Tutto quel contorcersi e scalmanarsi, tutto quel spingere di voci a mo' di singhiozzi e di gemiti, non sono che cose di artifizio, malizie studiate, finzioni per ingannare il pubblico e buscarsi degli applausi. E all'opposto quanti cantanti che a riguardarli sulla scena, avari di gesti e di movimenti, composti nella persona, non facili a contrazioni di volto, ad occhiate da spiritati, si direbbero freddi e passivi, e invece sentono moltissimo, e ne danno prova a momento opportuno, e non sciupano l'espressione e il far tragico ad ogni più insignificante punto dell'azione. O ci inganniamo o ne pare che il bravo sig. Guasco sia da porsi in questo novero. (...)"
(CRITICA MELODRAMMATICA - Teatro alla Scala - "Gazzetta Musicale di Milano" del 4 settembre 1842)
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1- I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA (l'11 febbraio 1843 partecipò alla prima assoluta de "I Lombardi alla prima crociata" di Verdi alla Scala di Milano nel ruolo di Oronte) :
Francesco Regli sul Pirata del 14 febbraio 1843 scriveva dell'Oronte di Guasco:
"aiutato a meraviglia dall'accorto Maestro, vi fa una brillante figura, ed è segno a plausi e ad acclamazioni, che possiamo con tutta franchezza chiamar d'entusiasmo".
Alla fine del 1843, ancora Regli sulla "Strenna Teatrale Europea" diceva in merito a Guasco che:
"col suo versatile ingegno, con l'amor suo per l'arte, con quella sua voce dolcissima e resa ancora più soave e magica dalla sua ottima scuola, onorò il di lui nome, onorò le scene italiane né meglio il Verdi situar lo poteva".
In Risposta alla "France Musicale", B.Bermani scriveva sulla Gazzetta Musicale di Milano del 2 aprile 1843:
"(...) è garante l'applauso d'un pubblico che in tutte le rappresentazioni dei Lombardi, ed in un mese non furono meno di venti, era composto di circa tremila spettatori. Guasco nelle sue due romanze, in un duetto, e in un terzetto ottenne un deciso successo (...)".
2- ERNANI (il 9 marzo 1844, nei panni del protagonista, partecipò alla prima assoluta dell' "Ernani" di Verdi, tenutasi al Gran Teatro La Fenice di Venezia) :
Un anonimo recensore sul "Gondoliere" apprezzò la grazia rara di Guasco, mentre Francesco Gamba scrisse che Guasco era da lodare "per un canto delicato, affettuoso, soave" ("Vaglio", 16 marzo 1844).
"(...) Noi abbiamo le orecchie ancora tanto piene della simpatica ed espressiva voce di Guasco e del suo eccellente stile di canto che non so se né Poggi né Fraschini potranno farcelo dimenticare, non è possibile dire quanto bene dicesse l'ultimo terzetto dell'Ernani (che è già un pezzo magico e che rispettando l'opinione de' gl'altri per il mio gusto compra tutto il Nabucco ed i Lombardi), con quanta espressione lo declamasse infine io ne sono entusiasta tanto del pezzo quanto del modo come Guasco lo cantava, come sono stata felice nelle ultime recite dell'Ernani temo di non esserlo al principio della nuova stagione che si aprirà tanto a S.Benedetto come alla Fenice con il Nabucco ed i Lombardi (...)".
(da una lettera del 18 marzo 1844 di Faustina Capranica, conservata nel Fondo Capranica - busta 60 - dell'Archivio Storico Capitolino a Roma)
Guasco nasceva come "tenore estatico": "la [sua] voce è più dolce che gagliarda" scriveva Tommaso Locatelli sulla "Gazzetta privilegiata di Venezia" del 30 marzo 1844.
Il "Figaro", il 4 settembre 1844, affermava:
"Quando Guasco canta a fior di labbro è un vero diletto l'ascoltarlo; ma se dalla mezza voce passa al canto di forza, addio piacere, addio illusione! Egli per altro ha inteso benissimo la parte d'Ernani, scritta per lui, e nell'adagio della cavatina e nel terzetto finale c'innamora veramente."
Il "Bazar", il 7 settembre 1844 (in merito alla prima recita alla Scala di Ernani) sosteneva che:
"Il sempre valente primo tenore Carlo Guasco, dotato di una voce superbamente omogenea, cantò ed agì la parte del protagonista con arte squisita, trattando l'azione con caratteristica verità, da renderne tutti persuasi ch'egli è sempre cantante ed artista di primissimo ordine, e che non teme rivali nel canto di grazia, di dolcezza e di affezione, come glielo provarono, meglio che le mie parole, il plauso sincero, spontaneo ed universale del nostro Publico."
Nella "Gazzetta Musicale di Milano", dell'8 settembre 1844, si scriveva che:
"Guasco colla flessibilità della soave sua voce seppe anche in quest'opera cattivarsi ogni cuore; nella sua cavatina, nella sua preghiera a Silva, nel suo duettino colla Gabussi ci fece trasalire dalla più tenera emozione."
Il 22 ottobre del 1844 la "Fama" riportava che:
"Guasco colla dolcezza della voce, colla mellifluità del canto, colla passione del suo porgere s'insinuò nell'anime e le commosse".
Il "Figaro", il 5 febbraio 1845, scriveva:
"Se la fama di Guasco non fosse stata generalmente e pienamente stabilita, sarebbe ora bastata l'esecuzone dell'Ernani per farlo acclamare come artista maraviglioso, e Verdi ben seppe giovarsi dei peregrini di lui mezzi, poiché negli otto pezzi in cui o solo o accompagnato ha parte il tenore, fece uno studio di dolcezza, di affetto, di soavità di modi da entusiasmare e rapire l'animo più schivo delle musicali bellezze. Infatti in tutti i detti brani, generale, spontaneo, vivissimo è l'applauso che festeggia il Guasco, il quale maravigliosamente sa dare alla voce quell'accento appassionato che parte dall'anima, e che noi non sapremo ritrarre a parole."
"Le ténor Guasco a enfin débuté dans 'Hernani'. Il a réussi, malgré l'inconvénient de ces réclames anticipées qui ont pour effet ordinaire d'accroitre l'exigence du public. Guasco a une bonne et belle voix de poitrine, qualité qui devient chaque jour plus rare (...)
Une autre qualité de la voix de Guasco, c'est la sonorité des notes du médium. Ce chanteur a du feu, de l'àme, un gout pur par momens (...)"
(L'Argus - 12.12.1851)
Il 14 dicembre 1851 la "Gazzetta Musicale" di Ricordi copiava una critica della "France Musicale" dicendo che:
"Il signor Guasco si mostrava per la prima volta sul teatro Italiano di Parigi, nella parte d'Ernani. Dopo Rubini, non abbiamo udito alcun tenore paragonabile a questo artista, per il quale Verdi ha scritto la parte principale d'Ernani. Quanta grazia, quanta leggiadria e quanto buon gusto nella maniera di cantare gli andanti!"
"Le ténor Guasco, pour lequel le rôle d'Ernani avait été écrit par Verdi dont il est l'ami intime, a repris son rôle: Guasco possède une forte belle voix de ténor très souple et très sympathique, il chante avec beaucoup d'àme, vocalise avec une extréme facilité et le public l'a fortement applaudi et redemandé."
(Le Daguerréotype théâtral - 17.12.1851)
L' "Italia Musicale", il 24 dicembre 1851, riportava un articolo della "Revue et Gazette Musicale":
"L'Ernani non ha interrotto il corso delle sue rappresentazioni. Guasco è decisamente un artista di primo rango, un allievo della scuola più corretta. La sua voce è di tutta dolcezza, egli la emette e la adopera con un'arte la più squisita".
3- ATTILA (il 17 marzo 1846 è tra gli interpreti della prima assoluta del verdiano "Attila", opera che debuttò alla Fenice nel ruolo di Foresto) :
"L'Attila ha avuto successo lietissimo alla prima sera, ed ha fatto fanatismo alla seconda rappresentazione. Non vi fu pezzo senza applausi e quindi chiamate senza numero. (...) Tutti i cantanti hanno cantato col massimo impegno e tutti si sono distinti." (lettera di Verdi al conte Opprandino Arrivabene del 18 marzo 1846)
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CARLO GUASCO :
"Nell'autunno 1841 cantò in Milano alla Scala nella 'Vestale' del M° Mercadante, nella 'Catterina di Cleves', nelle 'Nozze di Figaro', e nel 'Corrado d'Altamura', scritto appositamente per lui dal M° Ricci Federico. Quest'Opera, così caratteristica per la sua voce, fu uno scoglio per tutti i tenori, che non avevano forse fatto esercizii sufficienti nell'economia del fiato, per eseguire frasi musicali alquanto lunghe in una sola respirazione. Il modo e la malizia di fraseggiare con le respirazioni meno possibili ed inavvertite dal Pubblico costituivano ben a ragione per lui il sublime dell'arte del canto, a cui aspira invano quella classe, anche più elevata, di dilettanti, così proclive alla critica degli artisti di professione, non che la turba innumerevole di quei cantanti, che non sanno mai trovare alcun difetto nel loro metodo, e solo diventano umili e modesti al cospetto dei confronti e dei fatti."
[Francesco Regli - "Dizionario biografico", 1860]
--> considerazioni generali sull'arte vocale-attoriale di Carlo Guasco:
"Nel 'Giuramento' di Mercadante (...) si è distinto il tenore sig. Guasco. Egli è lodato per un porgere naturale, scevro di affettazione e di manierismo nell'espressione degli affetti, e nondimeno a sufficienza sentito, ed ove la situazione il comporta, caldo ed animato. Nei modi di canto del sig. Guasco, dotato di buona e omogenea voce di tenore ch'egli non guasta con isforzi di cattiva scuola, è anzi tutto gradita una tal quale spontaneità che non lascia scorgere nè la fatica nè lo studio. - A questo scopo debbe tendere principalmente ogni arte consacrata al diletto e alla comozione. Un altro pregio del sig. Guasco è l'intonazione, alla quale egli è fedele per abitudine (...)
Un altro encomio che vogliamo dare al sig. Guasco si volge alla sua azione, non punto di maniera accademica, ma giusta, ma sobria, ma naturale. Abbiamo udito taluni accusarlo di poco animato e anzi freddo porgere drammatico. (...)
Tutto quel contorcersi e scalmanarsi, tutto quel spingere di voci a mo' di singhiozzi e di gemiti, non sono che cose di artifizio, malizie studiate, finzioni per ingannare il pubblico e buscarsi degli applausi. E all'opposto quanti cantanti che a riguardarli sulla scena, avari di gesti e di movimenti, composti nella persona, non facili a contrazioni di volto, ad occhiate da spiritati, si direbbero freddi e passivi, e invece sentono moltissimo, e ne danno prova a momento opportuno, e non sciupano l'espressione e il far tragico ad ogni più insignificante punto dell'azione. O ci inganniamo o ne pare che il bravo sig. Guasco sia da porsi in questo novero. (...)"
(CRITICA MELODRAMMATICA - Teatro alla Scala - "Gazzetta Musicale di Milano" del 4 settembre 1842)
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1- I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA (l'11 febbraio 1843 partecipò alla prima assoluta de "I Lombardi alla prima crociata" di Verdi alla Scala di Milano nel ruolo di Oronte) :
Francesco Regli sul Pirata del 14 febbraio 1843 scriveva dell'Oronte di Guasco:
"aiutato a meraviglia dall'accorto Maestro, vi fa una brillante figura, ed è segno a plausi e ad acclamazioni, che possiamo con tutta franchezza chiamar d'entusiasmo".
Alla fine del 1843, ancora Regli sulla "Strenna Teatrale Europea" diceva in merito a Guasco che:
"col suo versatile ingegno, con l'amor suo per l'arte, con quella sua voce dolcissima e resa ancora più soave e magica dalla sua ottima scuola, onorò il di lui nome, onorò le scene italiane né meglio il Verdi situar lo poteva".
In Risposta alla "France Musicale", B.Bermani scriveva sulla Gazzetta Musicale di Milano del 2 aprile 1843:
"(...) è garante l'applauso d'un pubblico che in tutte le rappresentazioni dei Lombardi, ed in un mese non furono meno di venti, era composto di circa tremila spettatori. Guasco nelle sue due romanze, in un duetto, e in un terzetto ottenne un deciso successo (...)".
2- ERNANI (il 9 marzo 1844, nei panni del protagonista, partecipò alla prima assoluta dell' "Ernani" di Verdi, tenutasi al Gran Teatro La Fenice di Venezia) :
Un anonimo recensore sul "Gondoliere" apprezzò la grazia rara di Guasco, mentre Francesco Gamba scrisse che Guasco era da lodare "per un canto delicato, affettuoso, soave" ("Vaglio", 16 marzo 1844).
"(...) Noi abbiamo le orecchie ancora tanto piene della simpatica ed espressiva voce di Guasco e del suo eccellente stile di canto che non so se né Poggi né Fraschini potranno farcelo dimenticare, non è possibile dire quanto bene dicesse l'ultimo terzetto dell'Ernani (che è già un pezzo magico e che rispettando l'opinione de' gl'altri per il mio gusto compra tutto il Nabucco ed i Lombardi), con quanta espressione lo declamasse infine io ne sono entusiasta tanto del pezzo quanto del modo come Guasco lo cantava, come sono stata felice nelle ultime recite dell'Ernani temo di non esserlo al principio della nuova stagione che si aprirà tanto a S.Benedetto come alla Fenice con il Nabucco ed i Lombardi (...)".
(da una lettera del 18 marzo 1844 di Faustina Capranica, conservata nel Fondo Capranica - busta 60 - dell'Archivio Storico Capitolino a Roma)
Guasco nasceva come "tenore estatico": "la [sua] voce è più dolce che gagliarda" scriveva Tommaso Locatelli sulla "Gazzetta privilegiata di Venezia" del 30 marzo 1844.
Il "Figaro", il 4 settembre 1844, affermava:
"Quando Guasco canta a fior di labbro è un vero diletto l'ascoltarlo; ma se dalla mezza voce passa al canto di forza, addio piacere, addio illusione! Egli per altro ha inteso benissimo la parte d'Ernani, scritta per lui, e nell'adagio della cavatina e nel terzetto finale c'innamora veramente."
Il "Bazar", il 7 settembre 1844 (in merito alla prima recita alla Scala di Ernani) sosteneva che:
"Il sempre valente primo tenore Carlo Guasco, dotato di una voce superbamente omogenea, cantò ed agì la parte del protagonista con arte squisita, trattando l'azione con caratteristica verità, da renderne tutti persuasi ch'egli è sempre cantante ed artista di primissimo ordine, e che non teme rivali nel canto di grazia, di dolcezza e di affezione, come glielo provarono, meglio che le mie parole, il plauso sincero, spontaneo ed universale del nostro Publico."
Nella "Gazzetta Musicale di Milano", dell'8 settembre 1844, si scriveva che:
"Guasco colla flessibilità della soave sua voce seppe anche in quest'opera cattivarsi ogni cuore; nella sua cavatina, nella sua preghiera a Silva, nel suo duettino colla Gabussi ci fece trasalire dalla più tenera emozione."
Il 22 ottobre del 1844 la "Fama" riportava che:
"Guasco colla dolcezza della voce, colla mellifluità del canto, colla passione del suo porgere s'insinuò nell'anime e le commosse".
Il "Figaro", il 5 febbraio 1845, scriveva:
"Se la fama di Guasco non fosse stata generalmente e pienamente stabilita, sarebbe ora bastata l'esecuzone dell'Ernani per farlo acclamare come artista maraviglioso, e Verdi ben seppe giovarsi dei peregrini di lui mezzi, poiché negli otto pezzi in cui o solo o accompagnato ha parte il tenore, fece uno studio di dolcezza, di affetto, di soavità di modi da entusiasmare e rapire l'animo più schivo delle musicali bellezze. Infatti in tutti i detti brani, generale, spontaneo, vivissimo è l'applauso che festeggia il Guasco, il quale maravigliosamente sa dare alla voce quell'accento appassionato che parte dall'anima, e che noi non sapremo ritrarre a parole."
"Le ténor Guasco a enfin débuté dans 'Hernani'. Il a réussi, malgré l'inconvénient de ces réclames anticipées qui ont pour effet ordinaire d'accroitre l'exigence du public. Guasco a une bonne et belle voix de poitrine, qualité qui devient chaque jour plus rare (...)
Une autre qualité de la voix de Guasco, c'est la sonorité des notes du médium. Ce chanteur a du feu, de l'àme, un gout pur par momens (...)"
(L'Argus - 12.12.1851)
Il 14 dicembre 1851 la "Gazzetta Musicale" di Ricordi copiava una critica della "France Musicale" dicendo che:
"Il signor Guasco si mostrava per la prima volta sul teatro Italiano di Parigi, nella parte d'Ernani. Dopo Rubini, non abbiamo udito alcun tenore paragonabile a questo artista, per il quale Verdi ha scritto la parte principale d'Ernani. Quanta grazia, quanta leggiadria e quanto buon gusto nella maniera di cantare gli andanti!"
"Le ténor Guasco, pour lequel le rôle d'Ernani avait été écrit par Verdi dont il est l'ami intime, a repris son rôle: Guasco possède une forte belle voix de ténor très souple et très sympathique, il chante avec beaucoup d'àme, vocalise avec une extréme facilité et le public l'a fortement applaudi et redemandé."
(Le Daguerréotype théâtral - 17.12.1851)
L' "Italia Musicale", il 24 dicembre 1851, riportava un articolo della "Revue et Gazette Musicale":
"L'Ernani non ha interrotto il corso delle sue rappresentazioni. Guasco è decisamente un artista di primo rango, un allievo della scuola più corretta. La sua voce è di tutta dolcezza, egli la emette e la adopera con un'arte la più squisita".
3- ATTILA (il 17 marzo 1846 è tra gli interpreti della prima assoluta del verdiano "Attila", opera che debuttò alla Fenice nel ruolo di Foresto) :
"L'Attila ha avuto successo lietissimo alla prima sera, ed ha fatto fanatismo alla seconda rappresentazione. Non vi fu pezzo senza applausi e quindi chiamate senza numero. (...) Tutti i cantanti hanno cantato col massimo impegno e tutti si sono distinti." (lettera di Verdi al conte Opprandino Arrivabene del 18 marzo 1846)
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CARLO GUASCO :
"Nell'autunno 1841 cantò in Milano alla Scala nella 'Vestale' del M° Mercadante, nella 'Catterina di Cleves', nelle 'Nozze di Figaro', e nel 'Corrado d'Altamura', scritto appositamente per lui dal M° Ricci Federico. Quest'Opera, così caratteristica per la sua voce, fu uno scoglio per tutti i tenori, che non avevano forse fatto esercizii sufficienti nell'economia del fiato, per eseguire frasi musicali alquanto lunghe in una sola respirazione. Il modo e la malizia di fraseggiare con le respirazioni meno possibili ed inavvertite dal Pubblico costituivano ben a ragione per lui il sublime dell'arte del canto, a cui aspira invano quella classe, anche più elevata, di dilettanti, così proclive alla critica degli artisti di professione, non che la turba innumerevole di quei cantanti, che non sanno mai trovare alcun difetto nel loro metodo, e solo diventano umili e modesti al cospetto dei confronti e dei fatti."
[Francesco Regli - "Dizionario biografico", 1860]
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