mercoledì 22 luglio 2020

La Patti alla Scala nel ruolo di Violetta (1877) - "UNA NUOVA E DIVINA CREAZIONE"


LA PATTI ALLA SCALA in Traviata:

La Penco, la De Giuli, la Frezzolini, avevano fatto in altri tempi, una creazione di questo spartito verdiano, che certamente non tiene uno dei primi posti fra i capolavori dell'illustre compositore.
Quando avessi detto che la Patti l'altra sera fece dimenticare quante la precedettero, avrei detto tutto; essa ne fece "una nuova e divina creazione"; trovò effetti sorprendenti nei punti più inconcludenti del dramma e fece risaltare scene che per altre artiste non uscivano dal più volgare convenzionalismo, nel popolare spartito.
La sua voce abbastanza estesa, è sonora, vibrata, squillante e si espande nell'ampia sala, cosa della quale gli intransigenti e gli incontentabili dubitavano assai. - Dicevan costoro: la voce della Patti non è voluminosa quanto occorre pel vasto recinto della Scala. - Come s'ingannavano! - Nei più lontani posti del teatro la voce della Patti giugne squillante, omogenea, limpida; l'intonazione è perfetta; l'agilità sorprendente. - Al primo suo apparire sulla scena vi fu un tentativo di applauso per salutare colei che veniva a noi preceduta dalla fama mondiale di celebrità. Questo tentativo fu represso tosto; alcuni vollero biasimare questo atto di quasi ostile severità nel pubblico milanese. (...)
Dopo ciò la Patti comincia a cantare. Il silenzio regna profondo nell'ampia sala, che è discretamente affollata. Qua e là di quando in quando il silenzio è rotto da qualche esclamazione di "brava". E' applaudito il duetto col tenore; nell'aria e nella cabaletta che seguono, la Patti entusiasma, sorprende coi suoi effetti di voce e specialmente col suo trillo, che eseguisce correndo dalla ribalta al fondo della scena.
Questa eccezionale artista che aveva trionfato davanti a tutti i pubblici del mondo, era visibilmente commossa e la si vedeva chiaramente invasa da un po' di panico, compresa della situazione, trovandosi dinnanzi al tribunale supremo. Ma dopo il primo atto non più reticenze; il giudizio era pronunciato ed anche a Milano Adelina Patti era proclamata la Diva dell'arte lirica.
Nel secondo atto ha poca parte ed il pubblico la attende alla seconda prova: al finale del terzo ed all'ultimo atto dove l'artista giudicata come cantante ha bisogno ancora di mostrarsi quanto valga come artista. - La Patti comincia al finale del terzo, alla scena della borsa a rivelarsi. Fa vedere come bene comprenda la situazione eminentemente drammatica. - A questa scena il pubblico si scuote ed applaude.
Siamo all'ultimo atto.
Si diceva: la Patti è fredda; la Patti cadrà all'ultimo atto della "Traviata" poichè non sente il dramma: la sua voce è un fenomeno, ma in lei manca il sentimento. - Come si sono ingannati una seconda volta! - Nel duetto con Alfredo, ella riveste il suo canto dell'accento drammatico il più efficace. Con quanta passione disse la frase: "Mai più dividermi". A questo punto il pubblico non sa più frenarsi, irrompe nel più entusiastico degli applausi, e vuole il "bis" del primo tempo del duetto.
La Patti è sublime in tutto il resto dell'atto e muore da grande artista.
Eseguì quest'atto come forse la sola Marini, insuperabile nella "Signora dalle Camelie", avrebbe potuto interpretarlo. Dopo l'opera s'ebbe sette chiamate fra gli applausi i più entusiastici che mai abbiano echeggiato nella sala del nostro massimo
.
E qui non posso che ripetere, con un mio egregio collega, che in questo tempio, dove la Lalande, la Pasta e la Malibran, aprirono la via al moderno melodramma; dove la Frezzolini lo mantenne e la Galletti lo sublimò, era giusto, che la Patti lo chiudesse.
Mi resta ora a parlare degli altri artisti che furono compagni alla Patti. - Il tenore Nicolini ed il baritono Giraldoni sono pur essi due valenti campioni dell'arte. - Ebbero entrambi momenti felicissimi, specialmente il Nicolini al duetto del primo atto, alla scena della borsa ed al finale. Essi completarono il quadro in cui giganteggia la Patti.

("Asmodeo, monitor artistico-teatrale", Milano 17 novembre 1877 - anno VI. - Numero 22)

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