lunedì 30 ottobre 2023

Cantare "di testa" - Consiglio tecnico di Verdi rivolto alla prima interprete di Desdemona - Romilda Pantaleoni - nel suo "Otello"


(I) Lettera di Verdi al maestro Faccio, che primo diresse alla Scala l'OTELLO, in data 2 settembre 1886, intestata da Sant'Agata (Piacenza) riguardante certo passo della parte di Desdemona nell' "Otello" verdiano:

«Caro amico, La signora Pantaleoni è partita un momento fa, e mi ha fatto sperare che ritornerà verso la metà di ottobre, una volta che sia completamente copiata, anzi stampata la sua parte. Ho consegnato a Giulio [Ricordi] il quart'atto, in cui Desdemona ha la parte maggiore e più difficile. La Canzone del Salice presenta difficoltà grandissime, tanto pel compositore come per l'artista esecutore.
Bisognerebbe che questi, come la SS.ma Trinità, avesse tre voci, una per Desdemona, un'altra per Barbara [l'ancella], ed una terza voce per il "Salce, salce, salce".
La voce della signora Pantaleoni avvezza a parti violente, ha molte volte gli acuti un po' troppo mordenti: vi mette, dirò così, troppo metallo. Se potesse abituarsi a cantare un po' più di testa le riuscirebbe più facilmente lo smorzato, e la voce sarebbe anche più sicura e più giusta. Io l'ho consigliata a far questo studio, e voi colla vostra influenza dovreste darle lo stesso consiglio. Intanto non è vero smpre che il "re" sia, com'ella dice, una pessima nota. Vi è un punto in cui gli riesce benissimo: "Sal-ce [p], sal-ce [più piano], saal-ce [ppp]" [re-si-re-si-re-si].
Questa frase si ripete tre volte. L'ultima volta bene: le altre due, meno.... (N.B. - in realtà da spartito, le volte sono quattro: la prima marcata con "PPPP, come una voce lontana", la seconda marcata con "F> - P dim. - PPP", la terza con "F> - P - PP come un eco", la quarta con "PPP come una voce lontana")
V'ho detto francamente quello che mi pare; e vi dico ancora che quantunque la parte di Desdemona non si attagli perfettamente al suo modo di dire e alla sua voce, pure col suo molto talento, col suo istinto scenico e con buona volontà e studio riuscirà benissimo.... Notate poi che molte e molte cose le vanno a pennello! Io non so cosa v'abbia scritto in tanta fretta. Cercate di capire. Addio. Peppina vi saluta. Vostro
G.VERDI»


(II) Lettera di Verdi al maestro Faccio, datata da Sant'Agata (Piacenza) 29 ottobre 1886:

«Caro Amico, Come sapete ieri partì la signora Pantaleoni. Sa benissimo tutta la sua parte, e, se la "stella" e il cervello del pubblico non saranno in quella sera ostili all'opera, ella caverà effetti si può dire dappertutto. Buonissimi nel quartetto e più nel duetto e finale del terz'atto, ed in tutto il quarto. Non vi è da aver paura dei "re" sull'A del Salce: andranno benissimo, se li farà meno mordenti e tutti "di testa", come del resto ho consigliato di cantare in quel modo in molti altri punti.
Se vi è qualche cosa a dire, si è nella scena del primo atto. Ci vorrebbe qualche cosa di più leggero, vaporoso, ed, diciamo la parola, di più voluttuoso, come vuole la situazione e la poesia. Dice i suoi "a solo" benissimo, ma li dice con troppo accento, e troppo drammaticamente. Del resto avremo altre prove, e arriveremo a trovare l'accento giusto. Resti questo fra noi. Se però voi le fate studiare qualche volta la parte, ditegli che canti, il più che può, di testa.
Ed ora, mio caro Faccio, vi prego caldamente di far studiar a Tamagno (quando sia arrivato) la sua parte. Egli è così inesatto nella lettura della musica, che vorrei proprio studiasse la parte con un vero musicista, per arrivare a fargli fare le note col suo valore ed in tempo. In quanto agli accenti, ai coloriti, agli allargando e stringendo, ecc., li faremo dopo, quando io avrò manifestate tutte le mie intenzioni di canto, di scena, ecc., ecc.
Ed ora di fretta vi saluto di cuore.
Vostro G. VERDI»

(lettere verdiane riportate in: L'ILLUSTRAZIONE ITALIANA, 5 ottobre 1913)

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