lunedì 30 ottobre 2023

Verdi dirige ROSSINI alla Scala di Milano, l'8 aprile 1892

Commemorazione rossiniana alla Scala dir. da Verdi - 8 aprile (L'ILLUSTRAZIONE ITALIANA, 17 aprile 1892)

VERDI DIRIGE ROSSINI - Scala di Milano, 8 aprile 1892:


CORRIERE
(...) Chi ci accusa (...) di non essere più capaci di vero entusiasmo, non ha veduto venerdì passato il pubblico della Scala preso come da un accesso di frenesia nell’acclamare in Giuseppe Verdi una gloria italiana e nell’applaudire in lui la nobile semplicità con la quale consentì a prender parte alla solenne commemorazione di Rossini.
Un grande che rende omaggio ad un altro grande: Verdi che rende omaggio a Rossini: ecco il significato maggiore della commemorazione rossiniana dell’8 aprile alla Scala.
In quel teatro dove, nell’87, il Verdi rappresentava per la prima volta l’ "Otello", ottenendo un trionfo indescrivibile, ne ottenne un altro onorando il genio, del quale ha eclissato l’ "Otello" e pareggiata la gloria.
La sala era tutta una festa, uno splendore di eleganza, di beltà, di ricchezze. Sulla gradinata eretta sul palcoscenico, avevano preso posto qualtrocentocinquanta esecutori ed esecutrici: artisti, dilettanti, alunne del Conservatorio, alunni delle civiche scuole popolari, società corale Bellini, il corpo corale del teatro; e solisti di bella fama come la Darclée e la Bonaplata. Inoltre, tutta l'orchestra della Scala, con l’aggiunta di dilettanti che son professori. Un complesso di 600 esecutori!... Milano non ne aveva avuti mai tanti in una volta; e mai le altre città italiane. Quando il 3 maggio 1887, la salma del Rossini entrò nel tempio di Santa Croce a Firenze, erano trecento i cantori che, fra uomini, donne e fanciulli, eseguirono la preghiera del "Mosè"; allora dirigeva lo Sbolci.
In cima alla gradinata, sul palcoscenico, biancheggiava un gran busto del Rossini, "deus loci", opera del Quadrelli.

Fu eseguita tutta musica di Rossini e per primo la prima sua sinfonia: quella dell'opera "La cambiale di matrimonio", scritta nel 1810. Buona esecuzione e buona direzione: dirigeva il Mascheroni.

Dopo tenne un discorso l’eloquente oratore alla moda, il senatore Gaetano Negri, che considerò, applauditissimo, Gioachino Rossini in rapporto colla vita nazionale dell’età sua.
S’ebbe quindi lo "Stabat Mater"; e anche qui giova qualche ricordo.
Questo magnifico lavoro, che il cigno di Pesaro volle compiere non ostante quello del Pergolese, e che fu composto nella prima sua forma nel '32 e poi rifatto e completato nel '41 ed eseguito la prima volta nel Teatro Italiano a Parigi nel 7 gennaio del '42, venne udito a Milano alla Scala il 14 aprile di quello stesso anno, ma prima ancora (cioè il 16 marzo) in casa di un appassionato dilettante milanese, il signor Paolo Branca sotto la direzione di Gaetano Donizetti, avendo ad esecutori tre signorine Branca, la contessa Angiola Della Somaglia Cassera, Luigia Carissimi Giulini, Anna De La Grange, il conte Antonio Belgiojoso, Carlo Besana e Fodor.
I passi più belli del capolavoro rossiniano ridestarono anche questa volta alla Scala le solite emozioni. La signora Darclée dovette ripetere l'appassionato "Inflammatus", che rapisce.
Come la prima, così fu eseguita l’ultima sinfonia del Rossini: del "Guglielmo Tell"; così bene che si dovette ripeterne la seconda parte. Ma la curiosità era ormai eccitata per Verdi che dovea dirigere la preghiera del "Mosè" con tutti i seicento esecutori.
Quando il maestro comparve, una triplice salva d'applausi scoppiò irrefrenabile. Benchè «ai trionfi avvezzo», si leggeva nel suo volto la vivissima compiacenza. Egli rammentava altri applausi che lì, sullo stesso posto, mezzo secolo prima lo battezzavano maestro, allorchè si provava coll’ "Oberto conte di San Bonifacio"!... Da allora, quale cammino! Che salita...
Verdi ha attaccato la preghiera del "Mosè" col suo gesto decisivo. Egli ha la battuta larga, recisa. Nella sua figura c’è qualche cosa d’imperioso e di rigido insieme che impone. E che vigorosissima testa espressiva!
La sublime creazione dal Rossini improvvisata in pochi minuti in pantofole, e ascoltando la quale Balzac dicea che gli pareva d’assistere alla risurrezione di un popolo, fu eseguita alla perfezione coi più ammirabili coloriti, con effetto immenso.

Il nostro Lodovico Pogliaghi, l'illustratore della "Storia di Roma" e del "Medio Evo", rimase impressionato anch’egli dallo spettacolo imponente che il teatro presentava in quel momento, e per l'ILLUSTRAZIONE ITALIANA, fece il superbo disegno che inseriamo nelle due pagine di mezzo. La scena fu presa da un palco di seconda fila, e precisamente dal palco Melzi. Si vede dall’orchestra, emergere ritto, Giuseppe Verdi nell’atto in cui dirige la preghiera del "Mosè". Sul palcoscenico, in prima linea, biancovestite, stanno schierate le allieve del Conservatorio e i solisti. Si scorgono in fila le arpe, e su su, tutto l’esercito fitto delle esecutrici e degli esecutori. Chi ha pratica del teatro alla Scala, non durerà forse fatica nel riconoscere le pose e persino le "toilettes" delle signore frequentatrici più ammirate, nei palchi di fronte.

All'ultimo accordo dello "Stabat Mater" gli applausi scoppiarono come un uragano. Era un grido, un urlo solo d’entusiasmo: "Viva Verdi!" — Rossini era passato in seconda linea. Invece del centenario di Rossini, si festeggiava, con qualche anno di anticipazione, il centenario di Verdi. Si esaltava il vegliardo glorioso che ha scosso il mondo colle sue creazioni appassionate, che ha già finita, a quell'età, una nuova opera, "Falstaff", che era venuto apposta da Genova, per invito dell’Associazione della stampa lombarda promotrice del concerto, a rendere un tributo d’ammirazione all’immortale maestro. Le ovazioni si prolungarono, e si rinnovarono all’uscita dal teatro e alla porta dell’ "hotel" ove il Verdi si recava svelto, fresco, come un giovanotto di vent'anni che uscisse allora allora da una veglia.
È una serata che si ricorderà in eterno da chi ha avuto il piacere di assistervi.

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"Non so dire bugie: Falstaff è finito": questa notizia con cui Verdi ha lasciato Milano riempie di gioia e di curiosità i musicisti dei due mondi.

(disegno e recensione apparsi su L'ILLUSTRAZIONE ITALIANA del 17 aprile 1892) 

 

N.B. : Su L'ILLUSTRAZIONE ITALIANA del 5 ottobre 1913 appariva invece il disegno del Pogliaghi con questa descrizione: 'Lo Stabat Mater di Rossini alla Scala diretto da Giuseppe Verdi, per il centenario Rossiniano (Dall'ILLUSTRAZIONE ITALIANA del 1892)'

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 'La commemorazione Rossiniana alla Scala di Milano' - IL SECOLO ILLUSTRATO, 17 aprile 1892

"...Verdi volle unirsi all'omaggio reso all'illustre musicista che tutto il mondo onora dirigendo egli stesso quella spplendida pagina di musica che è la 'preghiera del Mosè'."
"...la parte più commovente della serata fu quella cui presiedette Giuseppe Verdi. Salutato al suo apparire da entusiastiche, interminabili ovazioni, il venerando maestro, con giovanile energia, diresse i 150 musicisti dell'orchestra nell'interpretazione della maestosa e semplice preghiera.
La commozione del pubblico fu così profonda e si tradusse in applausi così imponenti che Verdi dovette concedere la replica del pezzo e poscia sottrarsi all'entusiasmo, che pareva non dovesse calmarsi. Così la commemorazione rossiniana ebbe anche il significato di una solenne glorificazione del grande musicista vivente." !!!

IL CENTENARIO DI GIOACHINO ROSSINI AL TEATRO DELLA SCALA. ― Il maestro Verdi ringrazia il pubblico. (Disegno dal vero di A. Bonamore.) - IL SECOLO ILLUSTRATO, domenica 17 aprile 1892

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