Il CORISTA UNICO secondo Verdi |
...il Diapason 'verdiano', tra 435 e 432 Hz...
Tuning Fork a1=435 compound vibrations (la3=870 v. s.) |
Genova, 5 Gennaio 1871.
Sig. Maestro De Giosa [1]. — Al Cairo.
[1. - Nicola, da Bari: compose parecchie opere e dal 1864 in poi coprì onorevolmente la carica di direttore d'orchestra nei teatri di Napoli
(San Carlo), Venezia (Fenice), in quello di Buenos-Ayres e nel nuovo teatro Kediviale del Cairo.]
Ricevo la preg.ma sua del 22 Dicembre, e prima di rispondere dettagliatamente a quella lettera mi piace dirle che non vi può essere 'malinteso' fra noi, perchè non ho mai avuto la fortuna di trovarmi in rapporti con Lei, se si eccettui, or sono due anni, per la questione del 'diapason' di Napoli; e perchè difficilmente vi possono essere 'malintesi' con me che non m'occupo che delle cose mie, e su questo dico sempre la mia opinione apertamente per evitare appunto i malintesi. È vero che, per tornare alla questione del 'diapason', noi non fummo d'accordo allora, e vedo che no'l siamo nemmeno adesso. Io voleva propagare il 'Diapason' normale [2] e renderlo il più possibile universale; Ella mi proponeva un accomodamento che era un rimedio peggior del male. — Io voleva un 'diapason' solo, nel mondo musicale; Ella voleva aggiungere un altro ai troppi che già esistono. —
È verissimo che io aveva incaricato Muzio per venire al Cairo a mettere in scena "Aida" (secondo una clausola del mio contratto), e non vedo com' Ella possa trovare questa venuta a Lei dannosa. Mi permetta dirle, Sig. Maestro, ch'Ella vede qui soltanto un fatto personale, ed io vedo un fatto che è puramente artistico. Mi spiego: Ella sa meglio di me che in oggi le opere si scrivono con tanti e tali intendimenti scenici e musicali che è quasi impossibile interpretarli; e mi pare che nissuno possa offendersene se l'autore, dandosi una sua produzione per la prima volta, mandi persona che abbia studiato attentamente il lavoro sotto la direzione dell'autore stesso. — Confesso che s'io dovessi far eseguire, per la prima volta, un'Opera di un collega, non mi crederei affatto umiliato, anzi io domanderei per primo, di conoscere le sue intenzioni, non importa se da Lui stesso o da altri. -
Può darsi ch'Ella non sia anche questa volta della mia opinione; ma in me non è soltanto un'opinione, è una convinzione profonda da 28 anni di esperienza.
Voglia credermi, Egr. Sig. Maestro, con tutta la stima
Suo Dev.
[2. - Di 870 vibrazioni semplici (435 Hz), riconosciuto nel 1858 dall'Istituto di Francia. Per l'unità di questo 'diapason', Verdi aveva già spezzato una lancia fino dal 1867, consigliandolo al Ministro della pubbl. istruzione (V. "Il Teatro italiano", Anno I, N.2; Milano 1867).
In seguito però all'opinione espressa nel 1870 dal Meerens in una dissertazione presentata all'Istituto di Ginevra («Mémoire sur le diapason», Bruxelles, 1877), poggiante sopra dimostrazioni scientifiche comunicate già dal Ritter allo stesso Istituto ginevrino (Vol. III degli 'Atti'), si era andata pronunciando una corrente favorevole al diapason di 864 vibrazioni (432 Hz), corrente che determinò il voto del Congresso di Milano nel 1880. Fra le ragioni portate in campo, prevaleva quella pitagoreica del Meerens: che cioè il 'la' di 864 vibrazioni (432 Hz) si trovava in rapporto esatto col 'do' di 512 (Cfr. ADLER, in "Vierteljahrsschrift fiir Musikwissenschaft", 1888, p. 143, 'nota' 1.) e che era meglio divisibile per ottave dall'organo.
Verdi si associò a queste conclusioni riconoscendone i frutti già portati nelle bande militari del Regno (V. "Sulla scelta di un DIAPASON normale per le musiche e le fanfare del Regio Esercito", 1884; e ARCH. MONTANELLI, "La Riforma del DIAPASON in Italia", Milano 1885, ed alla vigilia della Conferenza di Vienna, a Boito, incaricato dal nostro Governo di rappresentarvi l'Italia, scriveva:
S.Agata, 8 Novembre 1885.
Caro Boito,
Non vi è punto di dubbio. — La conclusione della vostra lettera è perfetta.
Scopo principale: L'UNITÀ DEL DIAPASON. Cedere, se non si può a meno; non senza però dichiarare apertamente, altamente, e pubblicamente l'errore, dal lato scientifico, delle 870 citazioni. Voi avete la parola netta e facile, e metterete facilmente in evidenza la verità.
Si potrebbe benissimo coll'autorità dei nostri Conservatorj, dichiarare che noi riteniamo il diapason delle 864 perchè più giusto; ma questa fermezza potrebbe parere un puntiglio, una puerilità che si presterebbe quasi al ridicolo, e sarebbe subito afferrato dai nostri fratelli
d'oltralpi.
Conclusione: CEDERE ripeto, SE NON SI PUÒ A MENO; e UNITÀ ecc.
Scrivetemi da Vienna il risultato di tutto, e coi saluti di Peppina vi do il buon viaggio e vi dico addio.
Vostro G. VERDI.
(da: "I Copialettere di Giuseppe Verdi", a cura della Commissione Esecutiva per le Onoranze a Giuseppe Verdi nel primo Centenario della nascita - Milano, 10 ottobre 1913)
Lettera verdiana sul Diapason universale - Corista unico, riportata in "Gazzetta Musicale di Milano", 2 novembre 1884 |
Genova, 10 febbraio 1884.
Signore.
Fin da quando venne adottato in Francia il 'diapason' normale [435 Hz]*, io consigliai venisse seguito l'esempio anche da noi; e domandai formalmente alle orchestre di diverse città d'Italia, fra le altre a quella della Scala, di abbassare il 'corista' uniformandosi al normale francese. Se la Commissione musicale istituita dal nostro Governo crede, per esigenze matematiche, di ridurre le 870 vibrazioni [435 Hz] del 'corista' francese in 864 [432 Hz], la differenza è così piccola, quasi impercettibile all'orecchio, ch'io mi vi associo ben di buon grado.
Sarebbe grave, gravissimo errore adottare, come viene da Roma proposto, un 'diapason' di 900!!!
Io pure sono d'opinione con Lei che l'abbassamento del 'corista' non toglie nulla alla sonorità ed al brio dell'esecuzione; ma dà al contrario qualche cosa di più nobile, di più pieno e maestoso che non potrebbero dare gli strilli d'un 'corista' troppo acuto.
Per parte mia vorrei che un solo 'corista' venisse adottato in tutto il mondo musicale. La lingua musicale è universale: perché dunque la nota che ha nome 'la' a Parigi od a Milano dovrebbe diventare un 'si b' a Roma?
Ho l'onore di dirmi
Di Lei Devotissimo
F.to G. VERDI.
* Il "diapason normale" (La=435) a cui si riferisce Verdi è quello conservato al Museo del Conservatorio nazionale di Parigi, mentre il cosiddetto "diapason scientifico", a cui si riferisce il decreto e che fu approvato all'unanimità al congresso dei musicisti italiani del 1881, è quello proposto dai fisici Sauveur, Meerens, Savart, e dagli scienziati italiani Montanelli e Grassi Landi e calcolato su un Do centrale (indice 3) di 256 cicli al secondo.
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Giulio Ricordi a Giuseppe Verdi
Milano 4 Febbrajo 84.
Ill. Maestro —
Jeri fu da me il Bazzini = ecco di che si tratta: Si stanno formando 17 musiche militari pei nuovi reggimenti: in Milano v'è la commissione presieduta dal Bazzini: fra le proposte al Ministro, importante è quella del 'diapason': si è addottato quello Votato dal Congresso musicale di Milano, ch'è poi quello 'normale' francese, con una piccola differenza di vibrazioni, utile per ragioni fisiche e matematiche; credo 6 vibrazioni in più per minuto, insensibili all'orecchio - Ma ciò poco monta: addottato questo diapason per 17 bande, ne verrebbe la necessità di addottarlo poi per tutte: quindi si avrebbe l'unificazione dei fiati colle principali orchestre dei teatri: e poco a poco un diapason solo per tutta Italia, simile al normale. Ma v'è una commissione di alcuni maestri romani (con a capo un certo Fontana!!) che ha proposto al Baccelli un diapason di 900... il quale è quasi un sib! si figuri che ira di Dio!.., dopo tanto faticare per abbassare un poco le nostre orchestre.
Bazzini dicevami giustamente che se si perde questa bella occasione, si casca in un 'caos' peggio di prima. Egli dunque per mezzo mio lo prega vivamente perché voglia appoggiare il diapason votato dal Congresso musicale, ed ora confermato dalla commissione per le nuove musiche militari - Ella avrà certamente modo di farne parlare, o scriverne al Baccelli: ed una di Lei parola, sarebbe una vera fortuna in una quistione di tanto interesse.
Mi affretto quindi a farle l'ambasciata di cui mi incaricò il Bazzini, che Le invia in pari tempo i più devoti saluti –
E termino la lunga chiaccherata col riverire Lei e la Signora Peppina e ripetermi Sempre Suo
riconoscentmo Giulio Ricordi
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IL CORISTA UNICO
Pubblichiamo oggi la 'relazione' della Commissione dei 'Capomusica' (...) l'ufficio di Presidenza del Congresso musicale era composto di Antonio Bazzini, presidente; Carlo Pedrotti, Franco Faccio, vice-presidenti.
(...) al Ministero di Pubblica Istruzione perchè la appoggiasse, il comm. Bazzini presentò la 'memoria' alla quale si accenna nell'articolo.
Ecco la 'relazione':
'Sulla scelta di un DIAPASON normale'
(...) Sarebbe superfluo ripetere qui la lunga storia dei tentativi fatti per ridurre i differenti 'diapason' ad uno solo, tipico ed universale. E, come disse bene l'illustre Verdi, sembra incredibile che non si sia potuto ancora far intendere a tutti essere una vera incongruenza che a Roma si chiami 'la' ciò che a Parigi si dice 'si b', mentre la musica è una sola in tutto il mondo, e le note di musica sono eterne ed immutabili come le leggi fisiche da cui dipendono! (...)
La Commissione, unanime, dopo fatte queste considerazioni, si dimostrò favorevole al 'corista' di 432 vibrazioni doppie. Ma non volendo, vista la gravità della questione, pronunciarsi senza essere maggiormente confortata dal parere di alcuni fra i più illustri maestri e compositori musicali italiani, interpellò i maestri Verdi, Ponchielli, Pedrotti, Bazzini, Boito, Faccio, Marchetti e Lauro Rossi.
Ecco le risposte senza aggiungere commenti; esse sono tali da lasciare la più profonda impressione in chiunque s'interessi al dibattutto argomento.
Notiamo soltanto che fra i più convinti fautori del nuovo 'diapason' sonvi gli illustri Direttori dei nostri due più celebrati istituti di musica: il Bazzini, direttore del Conservatorio di Milano e Lauro Rossi, direttore del Conservatorio di Napoli.
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Pesaro, 7 febbraio 1884.
Poichè la S.V. desidera ch'io Le manifesta la mia opinione intorno ad una questione di tanta importanza qual è l'unificazione del 'corista' in Italia, Le dirò francamente ch'io mi rimetto in tutto e per tutto a quanto venne votato dal Congresso musicale di Milano nel 1881.
Nell'interesse dell'arte sarebbe desiderabile che una buona volta venisse definita questa importante questione; ed a questo scopo io pure ho sottoscritto una relazione inviata al Regio Ministero della Pubblica Istruzione dal commendatore Bazzini, direttore del Conservatorio di Milano. - CARLO PEDROTTI
Milano, 9 febbraio 1884.
"Do intera la mia pprovazione al 'diapason' tipo 'la 3' 864 vibrazioni semplici [432 Hz], ed esorto l'onorevole Commissione ad appoggiarlo col suo voto autorevole" - A.BAZZINI
Genova, 10 febbraio 1884.
Se la Commissione musicale istituita dal nostro Governo crede, per esigenze matematiche, di ridurre le 870 vibrazioni [435 Hz] del 'corista' francese in 864 [432 Hz], la differenza è così piccola, quasi impercettibile all'orecchio, ch'io mi vi associo ben di buon grado.
Sarebbe grave, gravissimo errore adottare, come viene da Roma proposto, un 'diapason' di 900!!! - G.VERDI
Milano, 10 febbraio 1884,
"Non si esiti ad adottare il 'diapason' approvato dal Congresso di Milano, poiché è il migliore, cioè di 864 vibrazioni semplici [432 Hz]. Anche Verdi, in una sua lettera recentissima diretta a Ricordi, appoggia vivamente e consiglia questa scelta" - A.PONCHIELLI
Napoli, 11 febbraio 1884.
"io fui presente al Congresso musicale tenutosi a Milano nel 1881, e nella grave questione del 'corista' fui pienamente d'accordo con le conclusioni che dall'accurata discussione se ne ebbero. Attalchè io non potrei mutare il mio avviso [432 Hz] che nel solo supposto caso che altro progetto mi si presentasse di quello di Milano 1881" - LAURO ROSSI
Milano, 12 febbraio 1884.
"mi vedevo in perfettissimo accordo colle deliberazioni che cotesta egregia Commissione è disposta a prendere intorno al 'diapason' corrispondente alle 432 vibrazioni complete, già discusso ed approvato nel 1881 dai congressiti di Milano." - FRANCESCO FACCIO
Nervi, 20 febbraio 1884.
"Ho già votato al Congresso dei musicisti del 1881 pel 'diapason' di 864 vibrazioni semplcii [432 Hz], e non ho mutato il mio parere d'allora i poi" - ARRIGO BOITO
Roma, 21 febbraio 1884.
"Nel 1881 questa R. Accademia [di Santa Cecilia], per ragioni d'opportunità, e cioè perchè non si fosse troppo discosti dal 'diapason' degli strumenti di cui si faceva uso nei teatri della città, tanto nelle orchestre come nella banda, trovò necessario adottare il 'la 3' corrispondente a 450 vibrazioni composte. Questo 'diapason' è tuttavia ritenuto troppo acuto ed è opinione di questo Consesso accademico che per l'effetto delle voci e degli istrumenti un 'diapason' tipo unico ed universale debba stabilirsi con minor numero di vibrazioni."
F.MARCHETTI
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La Commissione, non conservando più alcun dubbio sulla scelta, propose, dopo ciò (...) l'adozione definitiva del 'corista la 3' di 432 vibrazioni complete (...)
La Commissione si mostrò inoltre persuasa che l'abbassamento del 'diapason' non può menomamente scemare la sonorità degli strumenti, poichè non è la soverchia acutezza quella che dà brio alla musica. Anzi la soverchia acutezza è a danno della sonorità, altera il timbro e snatura il carattere degli strumenti. Non si avrà quindi più l'inconveniente di sentire strumenti frizzanti e stridenti, e si avrà il vantaggio che i suoni saranno cavati con minore fatica, e gli strumenti potranno con molta maggiore facilità essere adoperati in tutta la loro estensione. (...)
Si dirà che il 'diapason' a 432 vibrazioni è troppo basso. E' un pregiudizio; è questione di abitudine. Quello francese di 435 si può acusticamente ritenere per uguale. Abbiamo duqnue due nazioni che convengono in un 'diapason' unico. Anzi noi abbiamo fiducia che la Francia, persuasa delle ragioni irrefutabili che additano il nostro 'corista' come l'unico scientificamente universale, abbandonerà le tre vibrazioni eccedenti, le quali sono forse la causa prima del niun pratico risultato che ebbe la proclamazione del suo 'corista' internazionale.
I grandi maestri compositori, i direttori dei Conservatori, i professori stessi ritengono essere necessario abbassare il 'diapason'. La stessa Accademia di Santa Cecilia in Roma, istituto di molta importanza, sembra ormai aver pur essa abbandonata l'idea del 'corista' a 450 vibrazioni doppie, giacchè il chiarissimo suo presidente, il Marchetti, riconosce, nella bellissima sua lettera, la necessità d'un minor numero di vibrazioni.
(...) è ad augurarsi che fra non molto il Ministero stesso accetti e adotti per tutti gli Istituti musicali il 'diapason' normale di 432 vibrazioni doppie, il quale sarà così il 'corista ufficiale italiano', e diverrà ben presto il 'corista universale'.
Roma, 16 agosto 1884.